La notizia del licenziamento di James Gunn è piombata la scorsa settimana nel pieno di Comic Con, la mega convention di fantasy di San Diego. Il regista dei Guardiani della Galassia era stato protagonista dell’edizione 2017 con una rutilante presentazione davanti ai 6500 appassionati nerd del Convention Center e la repentina ed inappellabile decisione della Disney è stata una doccia fredda per gli appassionati. Tantopiù che originale e sequel della saga Marvel più dissacrante hanno incassato oltre 1 miliardo e mezzo di dollari per lo studio, Gunn è stato sommariamente allontanato per una serie di tweet scritti da nel 2008-2009 e di recente «tornati alla luce», il cui contenuto i vertici dello studio hanno definito di pessimo gusto ed «imperdonabili». Si tratta di una serie di battute a sfondo sessuale su supereroi e supereroine preferite oltre che apprezzamenti i cui temi come Aids, 11 settembre e l’olocausto vengono trattati col tono goliardico proprio dell’immagine irriverente allora coltivata dal regista e ravvisabile in parte nei dialoghi dei suoi personaggi (come lo sboccato orso a lavatore Rocket Raccoon).

Ma i tweet sono stati giudicati di cattivo gusto e «inquietanti» per la facilità con cui insinuavano temi di «pedofilia» e «sessismo». La Disney è proprietaria anche della ABC, il network che il mese scorso ha licenziato la comica trumpista Roseanne Barr in seguito ad un tweet che comparava una collaboratrice di Obama ad una scimmia. E l’affaire Gunn, apertamente critico del presidente Trump, sembra anch’esso collegato all’attuale situazione politica. I vecchi tweet sono infatti stati ripescati da attivisti legati all’Alt Right e guidati da Mike Cernovich con l’esplicito proposito di rappresaglia. Cernovich è un noto troll della Alt Right legato a Breitbart News e Steve Bannon, famigerato per le campagne di disinformazione e diffamazione di esponenti politici e giornalisti «nemici». Personaggio di spicco della «manosphere», i gruppi misogini del «neo maschilismo» in rete, ha avuto precedenti penali per violenza carnale intentati dalla ex moglie, trascorsi che ha sublimato in campagne di odio ossessionate con sesso e pedofilia.

Durante la stagione elettorale fu capofila di una campagna di bufale su un presunto giro di pedofili gestito da Hillary Clinton e facente capo ad una pizzeria di Washington in cui nel dicembre del 2016 si presentò un estremista di destra armato di fucile per «fare giustizia». Malgrado questo la Disney ha immediatamente messo alla porta Gunn, forse anche perché, come hanno notato in molti, il caso è esploso durante un momento di delicata trattativa dello studio per l’acquisizione della Fox, un mega merger per cui avrà bisogno del placet dell’amministrazione Trump.

Numerosi gli attestati di solidarietà col regista da parte innanzitutto del cast dei suoi film a partire da Dave Bautista e Zoe Saldana. Una petizione per chiedere la sua riassunzione ha raccolto più di 250 mila firme in meno di 24 ore. Molti a Hollywood di sono detti preoccupati di una decisione con forti ricadute sulla libertà di espressione in uno studio system che pretendesse di passare al vaglio le bacheche social dei propri autori. Festeggiano invece i settori della Alt Right trollista che possono vantare ora una importante vittoria «culturale» contro il nemico Hollywood, da aggiungere all’opera destabilizzante già avuta delle campagne di fake news sulla politica. Cernovich ha dichiarato che Gunn è solo il primo di una lista di potenziali bersagli, affermando di disporre di «almeno» 100 altri nomi «licenziabili». Una parafrasi quasi letterale della frase preferita di un altro giustiziere di Hollywood, il senatore Joe McCarthy che amava sventolare un pezzo di carta davanti ai giornalisti e diceva: «ho i nomi di oltre cento comunisti che si annidano oggi nel dipartimento di stato…….».