Oggi il Monte dei Paschi ufficializza i conti del 2012, un esercizio che secondo gli analisti si chiuderà con una perdita almeno di 2 miliardi. Per la banca senese non poteva esserci vigilia peggiore. Nell’ordine, ci sono state le perquisizioni della Guardia di finanza a Milano negli uffici di Nomura, per acquisire documenti utili a ricostruire i rapporti tra l’istituto giapponese e Mps sulla ristrutturazione dell’ormai celebre derivato Alexandria, costato 273 milioni. A seguire la deludente asta dei titoli di Stato italiani, che il Monte detiene in enorme quantità (25 miliardi), con uno spread fra btp e bund tedeschi salito in quelle ore a 342 punti base. Inoltre le borse europee, nessuna esclusa, hanno vissuto una giornata di ribassi, in particolare per i titoli del settore bancario. Colpa naturalmente del «caso Cipro» e soprattutto delle sciagurate dichiarazioni del presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem – ieri apertamente criticato dal predecessore Juncker – arrivato a dire che la soluzione adottata per le banche cipriote poteva essere estesa all’intera Eurozona.

L’ipotesi che il soccorso europeo all’isola sia usato come modello in caso di crisi di altri paesi ha naturalmente affossato i titoli bancari. Quello del Monte è stato addirittura sospeso, seppur temporaneamente, per eccesso di ribasso. Al termine delle contrattazioni le azioni Mps hanno ceduto il 4,29%. Ora valgono appena 0,18 euro ad azione. In questo scenario si riunisce al mattino il consiglio d’amministrazione della banca, mentre i risultati del bilancio 2012 saranno diffusi nel pomeriggio. A mercati chiusi inoltre è stata fissata una conference call con gli analisti, a commentare i dati ci saranno l’ad Fabrizio Viola e Bernardo Mingrone.

Nei giorni scorsi il presidente della banca Alessandro Profumo ha ribadito che con il bilancio 2012 si chiuderà definitivamente l’era Mussari-Vigni. «C’è un Monte dei Paschi che è vissuto fino al 27 aprile dello scorso anno e un altro che vive dal 28 aprile – ha inoltre specificato Profumo – ci tengo a dirlo perché ogni tanto vedo un po’ di confusione. Invece c’è consiglio di amministrazione che è stato rinnovato in nove dei suoi dodici componenti». Ma in un contesto generale di per sé molto debole, la peculiare realtà della terza banca italiana ha interessato lo stesso Fondo monetario internazionale. Il quotidiano La Stampa riferisce che nel comunicato del Fmi sul sistema finanziario italiano c’era un passaggio sul Monte dei Paschi: «Le autorità dovrebbero continuare a monitorare da vicino l’applicazione del piano di ristrutturazione Mps, ed essere preparate ad assumerne il controllo, se necessario, per minimizzare i costi finali per lo Stato». Righe tolte dal documento finale – il Fondo non aveva il compito di discutere casi specifici – ma il fatto resta indicativo: per il Fmi sarebbe stato preferibile che il Tesoro entrasse subito nel cda della banca, in parallelo all’emissione dei Monti Bond.

Nel mentre vanno avanti le indagini della procura di Siena. Dopo la perquisizione negli uffici di Nomura (non indagata), alla quale il Monte ha chiesto un risarcimento di 700 milioni per Alexandria, oggi i pm Natalini e Grosso saranno a Lugano per incontrare i magistrati del Canton Ticino. In discussione i «magheggi» di Gianluca Baldassarri, l’ex capo area finanza del Monte, unico detenuto di tutta l’inchiesta, indagato in Svizzera per riciclaggio. Nei giorni scorsi invece i pm avevano incontrato e ricevuto una «memoria» dall’avvocato Nerio Diodà, legale di Deutsche Bank, alla quale il Monte ha chiesto un risarcimento di 500 milioni per l’altro derivato Santorini, che sarebbe costato alla banca 305 milioni.