Forse qualcuno ricorda ancora quando in Men in black gli alieni per avere notizie «vere» compulsavano giornalacci che urlavano sciocchezze colossali. E si rideva. Oggi si ride un po’ meno, ma il principio è purtroppo ormai imperante, non per gli alieni. Siamo bombardati da informazioni, vere, false o distorte che hanno un solo obiettivo, farci fare più click. Devono diventare virali, dimenticandoci che il termine veniva usato per infezioni da virus, quindi non proprio positivo. Da qui partono i tre autori del documentario Slow News, Andrea Coccia, Fulvio Nebbia e Alberto Puliafito (anche regista), giornalisti esasperati dalla quantità di notizie che dovevano piazzare in rete quotidianamente senza alcuna possibilità di verifica. A contare sono i volumi, quindi esasperare, enfatizzare, esagerare, insomma spararle grosse per incuriosire e spingere a cliccare per attirare inserzionisti. E nel voler ragionare sul giornalismo oggi si sono imbattuti in Peter Laufer, docente presso l’università dell’Oregon e autore di un libro che recita proprio Slow News, rifacendosi al concetto di Slow Food. Ecco quindi incontri, convegni e visite a chi in qualche modo rifiuta la logica dell’uso compulsivo del cellulare e delle news.

«IL GIORNALISMO è la sostanza della democrazia liberale, se l’informazione diventa un prodotto come gli altri allora viene danneggiata la natura stessa della democrazia», chi lo afferma, non è proprio una sprovveduta ma Helen Boaden ex direttrice delle news della BBC. E tra un incontro e l’altro emergono anche affermazioni buffe che sottolineano come la nostra zucca stia perdendo colpi sotto quelli dell’informazione distorta. Una psicologa chiede «perché quando aumenta il consumo di verdure aumentano anche i morti annegati?». La reazione di tutti sta nel tentativo di trovare la connessione tra i due fatti. Invece non c’è, solo che il consumo di verdura aumenta in estate quando aumentano anche i morti per annegamento. Entra in gioco anche Rimbaud che affermava come «l’economia positiva è quella che permette di scrivere poesie, ma anche di mangiare e sopravvivere». E si scopre anche che in diversi paesi molti giornalisti si sono già posti il problema e alcuni lo hanno risolto in modo brillante. Di questo e altro si parlerà nel corso della quarta edizione di Slow News Days, a Torino in questi giorni presso l’ARTeficIO, via Bligny 18/L con proiezione del documentario domenica alle 16 (anche on demand).