L’Italia è uno dei paesi più omofobi d’Europa. Dopo di noi c’è solo la Bulgaria. È questa la desolante situazione del nostro paese fotografata nelle indagini che hanno segnato le celebrazioni della giornata mondiale Onu contro l’omofobia.

Da Napolitano in giù, ieri, tutte le massime cariche istituzionali hanno lanciato messaggi di solidarietà e speranza. E molte sono state le promesse e gli auspici. Ma le parole non bastano più. In parlamento giace dalla scorsa legislatura una proposta di legge contro l’omofobia che ha raccolto un terzo delle firme dei parlamentari. Al momento però rimane ancora chiusa nei cassetti. Per non parlare della mancanza di riconoscimento giuridico per le coppie gay. Difficile immaginare che il nuovo governo, il più democristiano degli ultimi venti anni, nei suoi vertici in qualche abbazia, trovi la volontà e la capacità di affrontare un tema «divisivo» per eccellenza.

[do action=”citazione”]La giornata mondiale contro le aggressioni omofobe trabocca di solidarietà, ma di leggi civili non c’è traccia[/do]

Ilga-Europe ha stilato una classifica assegnando a 49 nazioni un punteggio da 0 a 100 in base a criteri come l’esistenza o meno di una legislazione sulle nozze gay e di leggi contro l’omofobia e la transfobia, e alla frequenza di discriminazioni sul posto di lavoro o a scuola. L’Italia con 19 punti è penultima in Europa. Prima in classifica è invece la Gran Bretagna (77 punti), seguita da Belgio (67), Norvegia (66), Francia (64), Germania (54). Fuori dall’Ue i più omofobi tra i 49 sono risultati essere la Russia, Armenia e Azerbaijan (8 punti).

Anche l’associazione dell’Ue Fundamental Rights Agency (Fra) ha pubblicato un rapporto molto allarmante. In Europa il 47% del campione di 93mila persone interpellate sostiene di essere stato vittima di discriminazioni e molestie nei 12 mesi precedenti. Il 26% ha detto di aver subito qualche aggressione, fisica o verbale, negli ultimi 5 anni. Il 28% dei trasgender ha riferito di essere stato minacciato più di tre volte negli ultimi 12 mesi. Due terzi degli intervistati e tre quarti degli uomini gay hanno spiegato di aver paura a mostrare la propria sessualità in pubblico. E anche in questo caso l’Italia è tra i paesi peggiori. Gli italiani che si sono sentiti discriminati o molestati sono il 56%, fanno peggio solo Cipro, Polonia, Croazia e Lituania. Mentre in Olanda, il paese meno omofobo, il dato scende al 30%.

E ancora. Il 51% degli italiani considera molto diffuso un linguaggio omofobo da parte dei nostri politici. E ben il 61% ha detto di evitare di mostrarsi in pubblico con il partner.
Le Nazioni Unite hanno lanciato una propria campagna e il segretario generale Ban Ki-moon rivolgendosi alla comunità lgbt ha detto: «Non siete soli». In Francia ieri il Consiglio costituzionale ha dato il via libera alla legge sul matrimonio gay, in Belgio è stata presentata una proposta di legge per la maternità surrogata, e il parlamento portoghese ha approvato la proposta di legge che permette ai componenti di una coppia omosessuale di adottare i figli del congiunto. In Italia, più modestamente, il presidente della Repubblica in un messaggio ha scritto: «Esprimo la mia vicinanza a quanti sono stati vittime di intollerabili aggressioni. La cultura del rispetto dei diritti e della dignità della persona ha già trovato significative espressioni sul piano legislativo e deve trovare piena affermazione in primo luogo nella famiglia, nella scuola, nelle varie realtà sociali e in ogni forma di comunicazione». E invece il problema è proprio che mancano le leggi. La prima ad esserne consapevole è il ministro per le Pari Opportunità, Josefa Idem: «La solidarietà alle vittime e la condanna di questi atti vergognosi e inaccettabili non bastano». Idem si è impegnata a sostenere la legge contro l’omofobia: «Mi auguro possa essere approvata presto con il più ampio sostegno possibile». Parole ancora più forti e chiare le ha pronunciate la presidente della Camera, Laura Boldrini: oltre alla legge contro l’omofobia ha chiesto il riconoscimento giuridico delle coppie gay perché. A destra – ma anche tra gli esponenti di varie correnti Pd – sono pochissimi gli uomini e le donne che hanno sprecato qualche parola sull’argomento. Ma in parlamento, c’è da giurarci, si faranno sentire eccome.