«Dipende da noi» è il nome della lista e il principale proposito della sinistra marchigiana in vista delle regionali in programma a primavera inoltrata. Che ci fosse qualcosa a bollire in pentola si sussurrava da settimane, ma solo ieri mattina il nuovo soggetto politico è diventato di pubblico dominio con la diffusione di un manifesto con qualche decina di firmatari, tra volti noti dei partiti e dei movimenti, attivisti ed esponenti della società civile. A guidare l’impresa sarà il docente di filosofia dell’Università di Macerata Roberto Mancini e da qui alle prossime settimane si capirà chi è della partita e chi no.

«Il movimento – spiegano – è sorto per la volontà di gruppi, associazioni e singoli presenti in tutto il territorio, con l’obiettivo di dare un contributo al rinnovamento della politica e per creare un canale tra la parte più impegnata della società civile e l’istituzione regionale». Tra gli aderenti, l’ex segretario regionale della Fiom Vincenzo Castelli, il coordinatore del Sistema di protezione per rifugiati e minori stranieri di Fermo Alessandro Fulimeni, l’ex consigliera di parità della provincia di Ascoli Paola Petrucci, il comico Giorgio Montanini e il fumettista Michael Rocchetti (alias Maicol e Mirco).

Sul versante delle manovre di avvicinamento alle elezioni, per prima cosa si dovrà chiarire il rapporto con il Pd e il resto del centrosinistra. Al momento, l’intenzione di «Dipende da noi» è di andare in solitaria con una lista «di impegno civile» e un candidato alla presidenza, lo stesso Mancini. I militanti tendenzialmente escludono ogni ipotesi di accordo «con questo Pd», combattuto a più riprese e su vari temi negli ultimi complicatissimi 5 anni. Se poi le cose dovessero prendere un’altra piega, ogni discorso sarà ancora possibile, ma a questo punto dipende proprio dai dem marchigiani, attualmente impegnati a capire se il candidato sarà l’uscente Luca Ceriscioli o qualcun altro, ovvero la sindaca di Ancona Valeria Mancinelli, l’ex rettore dell’Università di Ancona Sauro Longhi o un altro nome. Una partita aperta che nemmeno l’arrivo del vicesegretario Andrea Orlando è riuscito a risolvere.

«La nostra presenza alle elezioni – dicono ancora dal neonato movimento – non disperde voti utili a fermare la destra, ma dà un volto credibile alla costruzione di un’amministrazione valida. Moltissimi cittadini non si riconoscono nei partiti della giunta uscente e sarebbero tentati dal non voto. Noi offriamo loro una scelta concreta, utile per dare alle Marche un governo illuminato e il metodo di una politica che cammina con le persone».

I punti principali del programma sono una revisione degli interventi di ricostruzione post sisma, una svolta nella politica sanitaria con maggiori investimenti negli ospedali più piccoli, un piano d’inclusione democratica dei migranti e un’idea di sviluppo economico legato all’agricoltura biologica e alla salvaguardia ambientale.