«Siamo mattoncini personalizzati e deformati e non ci incastriamo su nessuna piattaforma», scrive Hiro, come a interpretare il disagio di una generazione che non si ritrova più negli schemi educativi e nelle rigide convenzioni sociali del proprio Paese, ma che non ha la forza – o la possibilità – di proporre un vero cambiamento. Che qualche Dio odiasse il Giappone, già si sapeva. Nel 2000, undici anni prima dello spaventoso terremoto di Fukushima, Douglas Coupland, scrittore canadese del 61, aveva già paventato l’idea. Aveva infatti creato, con l’animatore Mike Howatson, canadese anche lui, un romanzo illustrato intitolato proprio Kami wa...