«Dice nella sua prima parte un rapporto di Zanotti, sincero fino all’autolesionismo, indirizzato alla CdL ma in precedenza distribuito ai membri della Commissione interna, “riservatissimo”: L’abilità e il tempismo della direzione aziendale ha paralizzato la nostra CI in tutta la fase iniziale della vertenza testé conclusa. Poche ore prima della chiusura di ferragosto, come a suo tempo comunicato, fu resa nota l’intera cifra di 320 “esuberanti”, da licenziare “con la gradualità che le ragioni sociali e umane impongono”. Tutti i 320 già designati ed elencati in ordine alfabetico. L’elenco era segreto, salvo che sono venute fuori abbastanza indiscrezioni. Secondo me era la stessa direzione che sceglieva le indiscrezioni per ottenere certi suoi scopi che si possono capire. Un primo gruppo di licenziamenti – prosegue il rapporto – sono stati recapitati a domicilio mentre ci trovavamo in ferie; gruppo limitato a una dozzina di nominativi dalla A alla AM, tanto per creare il fatto compiuto, per dirci chiaro e tondo che non stavano ad aspettare le nostre reazioni… Dopo il rientro dalle ferie, quando eravamo sul punto di dare esecuzione a un piano di agitazioni settoriali, la direzione che intanto aveva licenziato fino alla D, ci ha preso di contropiede, inviando al domicilio di ciascuno, nessuno escluso, l’offerta di una liquidazione speciale (incrementata dal trenta al cinquanta per cento a seconda dell’anzianità) per chi si presentava “dimissionario”. Il meccanismo era il seguente: per ogni “dimissionario” veniva depennato un nome dalla lista degli “esuberanti”, a sorteggio, però il sorteggio lo facevano loro… La nostra Commissione interna si era 1) fatta cogliere di sorpresa; 2) mossa in ritardo e con troppe incertezze. Di fronte, poi a questa novità che creava un’enorme confusione, essa non riusciva ad assumere una linea coerente. Partita da una posizione di rigida intransigenza (si veda il volantino all.I, NO AI LICENZIAMENTI) a poco a poco si adeguava alla situazione di fatto».

Quello che precede è l’inizio del capitolo XXIV del romanzo del 1965 “A proposito di una macchina” di Giovanni Pirelli. Il tema è l’introduzione di una gigantesca macchina tessile, il Vanguard, che disorienta gli operai. Giovanni Pirelli (1918-1973) era stato giovane ufficiale degli alpini in guerra e poi commissario politico della 90ma Brigata Garibaldi in Val Chiavenna, con il nome di Pioppo. In pace aveva rifiutato il suo ruolo di capo predestinato alla Pirelli e l’intero modello dello sfruttamento capitalistico. Il suo lavoro di intellettuale socialista è culminato con la pubblicazione (con Piero Malvezzi) delle Lettere dei condannati a morte della resistenza italiana ed europea e delle opere di Frantz Fanon