«Favorevolissimo» all’introduzione del reato di tortura «non da oggi ma da ieri», e al codice identificativo per le forze dell’ordine, Alfonso Sabella, assessore alla Legalità e alla Trasparenza di Roma, viene indicato da più parti tra coloro che, al pari di De Gennaro, dovrebbero rinunciare al proprio incarico per il ruolo che ebbe durante il G8 di Genova del 2001. Responsabile «dell’organizzazione e del controllo su tutte le attività dell’amministrazione penitenziaria», era dunque anche deputato a sovrintendere sulla legalità delle operazioni di polizia all’interno della caserma di Bolzaneto, dove la violazione dei diritti umani fu forse perfino peggiore di quella agita all’interno della scuola Diaz.

Per difendere l’ex capo della polizia De Gennaro, Fabrizio Cicchitto del Ncd dice: allora si dimetta anche Sabella…

De Gennaro ha avuto un processo, io no. Sono l’unico, tra coloro che vennero coinvolti nei fatti di Genova, ad aver rinunciato alla prescrizione e unico al mondo, forse, ad oppormi all’archiviazione perché volevo che si continuasse ad indagare per accertare esattamente tutte le mie responsabilità in quella vicenda. Sono stato una vittima dello stesso sistema: si è cercato di coinvolgermi a tutti i costi in quella faccenda, cancellando i tabulati dei miei cellulari, facendo sparire le carte… Non sono un pazzo, ho raccontato tutto in una denuncia dettagliata presentata al Csm, che opportunamente è andata persa. E altrettanto opportunamente, quando andai a protestare, qualcuno dettò all’Ansa la notizia completamente falsa che mi sarei candidato con Alleanza nazionale…

La sua storia è lunga ed è stata raccontata già anni fa da Marco Travaglio, soprattutto per quanto riguarda il suo ruolo nella trattativa Stato-mafia. Nell’atto di archiviazione però il tribunale di Genova scrisse che lei «non adempì con la dovuta scrupolosa diligenza al proprio dovere di controllo» e «pur trovandosi nella speciale posizione di “garante”, non impedì il verificarsi di eventi che sarebbe stato suo obbligo evitare».

Un provvedimento gratuitamente diffamante nei miei confronti emesso da una Gip che per coerenza aveva il dovere giuridico di andare fino in fondo con la sua accusa e doveva mettermi sotto processo per concorso colposo in lesioni dolose. Oggi, a chi vuole attaccarmi dico che lo faccia pure. Ma invece di aprire bocca e blaterale, usi un sistema giuridico molto semplice: vada in procura e mi denunci perché, avendo rinunciato alla prescrizione, ancora oggi sono processabile. Ora vorrei che di questa storia non si parlasse più. Oppure si faccia luce su quello che è accaduto in quei giorni e dunque anche quello che accadde a me.

E allora cosa accadde in quei giorni, ci fu un ordine dall’alto?

C’è stata solo l’incoscienza di chi non ha fatto ciò che doveva fare: il servitore dello Stato. Io ho commesso due errori a Genova: aver accettato l’incarico di andare a coordinare un’operazione che era stata predisposta da altri, perché io sono stato nominato un quarto d’ora prima che cominciasse il G8, e – secondo errore – di aver creduto che anche tutti gli altri avessero il mio stesso senso dello Stato…

Chi sta accusando di preciso?

Gli appartenenti alla polizia penitenziaria. Io sono andato via da Genova senza aver capito nulla di quello che era successo a Bolzaneto perché purtroppo in quei momenti non ero sul luogo. Ma c’è un video che portai in procura, girato da una giornalista de La7, che mostra come, il 19 luglio 2001 a Genova, nella caserma di Ponte Decimo, per la commemorazione della strage di Via D’Amelio, a tutti gli uomini schierati dissi: «Noi siamo qui, in questi giorni, per assicurare la dignità individuale e il rispetto dei diritti dei cittadini e degli stranieri che saranno arrestati da altre forze di polizia».

Secondo lei De Gennaro deve dimettersi?

Da magistrato non posso che essere d’accordo con Raffaele Cantone: è stato assolto, dunque non c’è una ragione giuridica. La valutazione è puramente politica. Ma non spetta a me.