La presidente brasiliana elabora un piano d’emergenza nazionale in 5 punti e lancia la proposta di referendum popolare per la riforma politica. Dieci ore di riunione straordinaria con governatori e prefetti dei 27 Stati brasiliani per elaborare un patto nazionale d’emergenza articolato in cinque punti e lanciare una proposta a sorpresa che ha spiazzato il governo, alleati compresi, con il rischio di un pericoloso effetto boomerang. Allo scopo di frenare le proteste di massa che non accennano a diminuire in tutto il Paese, Dilma Rousseff è passata ai fatti, dando seguito alle promesse fatte nel discorso a reti unificate di venerdì sera. Lo ha fatto annunciando l’elaborazione di un piano che prevede la revisione della pressione fiscale, il miglioramento del sistema sanitario e di quello educativo, la riforma dei trasporti pubblici e l’irrigidimento della Giustizia in tema di corruzione. La mossa inattesa è stata tuttavia la proposta di referendum popolare per la creazione di un’assemblea costituente incaricata di realizzare quella riforma politica che i movimenti sociali chiedono a gran voce, reclamando forme di democrazia partecipativa.
Un’iniziativa che ha fatto cadere dalle nuvole Eduardo Braga e Arlindo Chinaglia, rappresentanti in parlamento del Partito dei Lavoratori (Pt), che hanno ammesso di essere «totalmente all’oscuro», mentre l’opposizione è subito insorta parlando di «iniziativa incostituzionale e sfacciatamente populista». Se i cinque punti elaborati nell’ambito del patto nazionale d’emergenza hanno raccolto un consenso pressoché unanime delle forze politiche, la proposta di referendum costituzionale ha invece sollevato un polverone immediato, visto che si tratta di un’iniziativa che spetta esclusivamente al Parlamento nazionale. «Così facendo – sostiene Carlos Sampaio, uno dei leader del partito Socialdemocratico (Psdb) – la presidente ha agito in modo irresponsabile, attribuendosi poteri che sono prerogativa esclusiva del Parlamento e, allo stesso tempo, scaricando la responsabilità di nuove proteste sull’organo legislativo e sul Tribunale Supremo Federale, a cui compete l’approvazione in ultima istanza di un referendum popolare». Dopo essersi riunita con i leader del Movimento Passe Livre, promotore delle proteste di massa iniziate la scorsa settimana, e dopo aver ascoltato le richieste di altri sedici movimenti sociali, Rousseff ha promesso investimenti nel settore dei trasporti pubblici pari a 20 miliardi di euro, ha annunciato di voler assumere medici stranieri per migliorare la qualità del sistema sanitario e ha ribadito la volontà di destinare il 100% delle royalties petrolifere per la costruzione di nuove scuole, annunciando anche l’intenzione di inserire la corruzione tra i reati penali.