«Gli aquilani hanno capito che la città è al centro di un attacco non commensurabile con un avviso di garanzia al vicesindaco, perciò ho deciso di ritirare le mie dimissioni». È stato «ex sindaco» per soli dieci giorni, Massimo Cialente, e oggi torna a capo della sua giunta (che attende comunque un rimpasto) perché «L’Aquila – dice al manifesto – non merita di essere considerata un centro di malaffare, come la stanno dipingendo in questi giorni alcuni media evidente espressione di potentati economici e politici». La notizia sarà diramata questa mattina nell’aula consiliare in una conferenza stampa durante la quale, secondo le promesse, Cialente annuncerà «grandi novità»: «L’Italia vuole un segnale forte dall’Aquila? Glielo daremo», anticipa.

Si è «fatto convincere», dice, dagli appelli degli aquilani, ma c’è anche una parte della popolazione che giudica un suo ripensamento «un danno enorme per la città», e addirittura i comitati cittadini come il 3e32 si dicono «pronti a occupare, nel caso di un dietrofront, il Consiglio comunale». Soprattutto però Cialente si è fatto convincere dai timori (fondati) della coalizione di centrosinistra che nel capoluogo abruzzese tiene saldamente Prc e Sel in vista della prossima tornata elettorale di maggio.

Ma il sindaco Pd è ancora arrabbiato per alcuni articoli apparsi nei giorni scorsi su Repubblica e su Il Sole 24 Ore (in cui, tra l’altro, si definisce la senatrice aquilana, Stefania Pezzopane, «lillipuziana, ma solo per la statura»). Ma sembra essersi riconciliato sia col governo che con il suo partito. Per interposta persona gli è arrivata, riferisce Cialente, «la solidarietà e l’impegno di Matteo Renzi». E dopo i contatti intercorsi la scorsa settimana con la segreteria nazionale, ora il sindaco aquilano aspetta di incontrare il ministro Saccomanni per discutere di quel miliardo di euro necessario nel 2014 a non fermare la ricostruzione del centro storico. Ma anche quel passaggio di delega, dalle mani del ministro Trigilia direttamente alla Presidenza del consiglio, tanto richiesto da tutto il gruppo dirigente locale del Pd, oggi sembra essere diventato meno urgente: «Durante la sua relazione al Parlamento – dice Cialente – Trigilia ha poi riconosciuto le nostre ragioni. E soprattutto i nostri conti».