1) Che Dolor y Gloria sia un film con diversi tratti autobiografici è evidente, come indirettamente sottolineato dall’appartamento di Banderas nel film che ricalca quello vero di Pedro, i mobili della cucina sono di Almodovar, o sono stati replicati apposta, come il resto dell’arredamento per esempio le statuette di Malevic, il libro di Manolo Blahnik, i quadri di Guillermo Perez Villalta e tutto il resto.
2) Ulteriore conferma viene dal fatto che il personaggio di Banderas è un regista di nome Salvador Mello, quasi un anagramma di Almodovar, perché tutte le lettere che compongono il cognome di Pedro sono comprese nel nome completo del personaggio.
3) L’immagine iniziale del film mostra Banderas sott’acqua in piscina. Seduto e immobile è di nuovo un riferimento a Pedro che ama quella dimensione in cui il corpo non ha più peso. Altro tratto comune la casa buia perché Pedro ha momenti di feroce mal di testa e in quei momenti la luce gli provoca dolore. Anche il riferimento ai preti appartiene a Pedro (del resto questo film completa una trilogia con La legge del desiderio e La mala educacion).
4) La novità sta nella fiction perché nonostante Pedro ripercorra tempi che gli appartengono e situazioni a volte vicine a quelle che ha davvero vissuto, l’infanzia del protagonista, qui senza fratelli, è stata spostata a Paterna in provincia di Valencia, dalla natia Mancha, regione da cui Pedro fuggì a Madrid, come Salvador, per diventare uno dei protagonisti della Movida anni Ottanta.
5) Nella colonna sonora compare il brano Come pudiste hacer esto a mi di Nacho Canut e Carlos Garcia Berlanga, interpretato da Alaska y Dinorama (sequenza della cineteca). Qui le curiosità sono molte. Alaska (vero nome Olvido Gara) ha interpretato Bom in Pepi Luci Bom y otras chicas del monton, primo lungometraggio di Pedro del 1980. All’epoca il gruppo musicale si chiamava Alaska y Los Pegamoides e avevano tutti seguito Pedro al festival di San Sebastian sconvolgendo con le loro festose e variopinte esternazioni la Spagna ancora sonnacchiosa appena uscita dalla dittatura.
6) La band di Alaska pur coi diversi nomi (oggi Fangoria) vedeva tra i suoi componenti sia Canut che Berlanga. Carlos Garcia Berlanga, nel frattempo scomparso, è apparso in un cameo in La legge del desiderio e ringraziato ne Il fiore del mio segreto. Inoltre era figlio di Luis Garcia Berlanga, grande regista spagnolo che nel film viene omaggiato con un riferimento a El verdugo (La ballata del boia) film da lui diretto, con Nino Manfredi protagonista.
7) Manfredi, ma anche libri e canzoni. Alle spalle di Banderas alla scrivania si vede un volume di Ettore Sottsass. Nella sequenza del «desiderio» quando il bimbo Salvador sviene di fronte alla nudità del muratore-pittore (El deseo è anche il nome della società di produzione di Pedro e suo fratello Agustin ha prodotto tutti i suoi film sempre facendo una comparsata, qui lo si vede nella sequenza del coro) irrompe la canzone Come sinfonia di Pino Donaggio cantata da Mina (con anche un frammento video Rai). Sono tanti e diversi quindi i riferimenti all’Italia, ma su tutti prevale 8 e 1/2 di Fellini che compare come citazione e come fil rouge dell’intera vicenda.
8) Poi il cinema americano. Due attrici accomunate da una fine non naturale: Marilyn Monroe e Natalie Wood, poi il gioco delle cromos, le figurine cinematografiche, con Salvador bimbo che accomuna come parenti Robert Taylor e Elizabeth Taylor.
9) Contrariamente a quanto è stato scritto, Antonio Banderas (ottavo film con Pedro) e Penélope Cruz (sesto film con Pedro) non hanno mai lavorato insieme sul set, neppure in questo caso nonostante siano i protagonisti, perché lei è la madre di Salvador bambino, lui interpreta Salvador ma adulto.
10) Pedro era legatissimo alla madre, Francisca Caballero, al punto da farla apparire in quattro suoi film (Kika; Legami; Donne sull’orlo di una crisi di nervi; Che ho fatto io per meritare questo?). Curioso infine che Penélope Cruz, la mamma di Salvador bambino, e Julieta Serrano, la mamma da adulto, abbiano gli occhi di colore diverso.