Un atto fantasma che viola tutte le leggi, nazionali e internazionali. Non c’è traccia del provvedimento formale che tiene 150 naufraghi bloccati sulla nave Diciotti. Il ministero dei trasporti, dal quale per le operazioni di soccorso dipende il comandante della nave della Guardia costiera, sostiene di non avere alcuna competenza una volta completato l’attracco in porto. Scarica sul Viminale. Responsabilità che Salvini volentieri si prende, anzi rivendica, pur non avendola in via esclusiva. Anche il decreto del 2003 contro l’immigrazione illegale che assegna un ruolo di regia al Viminale nelle operazioni di contrasto, per tutto quello che attiene alla salvaguardia delle vite in mare ribadisce che il ruolo guida è (o dovrebbe essere) del ministero dei trasporti. Non per caso Salvini ieri ha ripetutamente dichiarato che «sulla Diciotti ci sono solo immigrati illegali». Anche se, da quando hanno messo piede sulla nave, sono in territorio italiano. E non hanno ancora potuto avviare la procedura di richiesta di asilo.

L’atto fantasma non è nemmeno un inedito, visto che già nella vicenda della nave Proactiva Open Arms il famoso ordine di chiusura dei porti (di Toninelli? di Salvini?) non era mai stato formalmente emanato. Lo ha scoperto con un accesso agli atti l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione.

Ieri il comandante Kothmeir ha raccontato di aver scoperto solo via social che le procedure di sbarco non si sarebbero svolte regolarmente. La visita sanitaria dei medici di frontiera, che abitualmente apre le procedure di sbarco dei migranti, è stata rinviata fino al momento in cui sono stati fatti scendere i minori. Ma da mercoledì sera non ci sono più ragioni sanitarie a impedire lo sbarco. Per quanto sembri assurdo, nel rimpallo tra un ministero e l’altro viene fuori che a bloccare i migranti a bordo è un aspetto tecnico: il Viminale, attraverso la prefettura, non ha disposto le operazioni di fotosegnalamento senza le quali non possono toccare terra.

L’atto invisibile di Salvini è però sicuramente illegale. Persino illegittimo, secondo diversi pareri giuridici che abbiamo raccolto. L’articolo 13 della Costituzione vieta qualsiasi forma di detenzione, se non in casi straordinari previsti dalla legge (e nel caso solo per 48 ore informando l’autorità giudiziaria). In questo frangente non c’è neanche un ordine scritto. Ma la Costituzione può ritenersi violata anche nell’articolo 10 che introduce il diritto di asilo e richiama i trattati e i principi del diritto internazionale. In questo caso sono chiaramente violati due articoli della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, l’articolo 3 – «Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti» – e l’articolo 5 che tutela l’inviolabilità personale al di fuori dei provvedimenti giudiziari. Alla Corte di giustizia europea può accedere direttamente chiunque, l’Italia è già stata condannata per la violazione di questi due articoli della Convenzione e per i respingimenti. Violata è anche la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, che ha valore di un trattato internazionale e impone il rispetto della dignità (art. 1), vieta i trattamenti inumani (art. 4), riconosce il diritto di asilo (art.18).

Due sono le convenzioni internazionali che disciplinano i soccorsi in mare e l’Italia le sta violando entrambe. La Convenzione Sar di Amburgo obbliga a trasferire in un luogo sicuro chiunque si trovi in condizione di pericolo in mare (Capitolo 1.3.2). E le linee guida dell’Organizzazione marittima internazionale (Imo) del 2004, in base alle quali i governi devo minimizzare il tempo di permanenza dei naufraghi sulle navi dei soccorritori (paragrafo 6.8).
Quanto alla legge italiana, l’articolo 289 ter del codice penale punisce da 25 a 30 anni «chiunque sequestra una persona… al fine di costringere un terzo, sia questi uno stato… a compiere un qualsiasi atto». Sembra scritto per la sfida di Salvini all’Europa, in realtà deriva dalla convenzione di New York del 1979 contro la presa di ostaggi in guerra. È in base a questo articolo che il radicale Magi ha presentato un esposto alla procura di Catania. La cui inerzia, spiega l’avvocato Salvatore Fachile dell’Asgi, «è sconcertante, dal momento che con la polizia giudiziaria avrebbe il dovere di intervenire ed eventualmente far cessare il reato che si sta compiendo da giorni nel porto della città».