Il fascicolo con i nomi di Matteo Salvini e del suo capo di gabinetto arriverà domani negli uffici del tribunale dei ministri di Palermo. Il capo del Viminale e il suo più stretto collaboratore sono stati iscritti nel registro degli indagati per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio dal procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, che ha aperto l’indagine ora pronta a passare nelle mani dei colleghi del capoluogo siciliano.

A PALAZZO DI GIUSTIZIA di Palermo intanto i pm, coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi, hanno individuato quattro presunti scafisti tra i 139 migranti sbarcati domenica notte dalla Diciotti dopo cinque giorni trascorsi a bordo della nave della guardia costiera rimasta ormeggiata nel porto di Catania. A incastrare tre egiziani e un bengalese, che assieme agli altri erano stati trasferiti nel centro di prima accoglienza di Messina, sono state le testimonianze dei profughi che li hanno identificati dalle foto segnaletiche scattate dagli investigatori.

SUL «CASO DICIOTTI», dunque, ci sono due indagini che avranno tempi e iter molto diversi. Complessa e lunga quella sul ministro e il capo di gabinetto, più rapida quella sugli scafisti. Il gip nei prossimi giorni dovrà interrogare e convalidare i fermi. I quattro sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di uomini, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, violenza sessuale e procurato ingresso illegale in Italia. Oltre a indicare chi era alla guida del barcone, le vittime hanno descritto il capo dell’organizzazione criminale che organizza i viaggi: di lui conoscono solo il nome, Abdusalam. Si muove circondato da uomini armati e gestisce i gregari che si occupano di trovare le barche, reclutare i passeggeri, intascare i soldi, sorvegliare i migranti per mesi prigionieri nel campo libico in attesa della partenza e guidare le imbarcazioni. «Gli uomini di Abdusalam ci impedivano di allontanarci dalla prigione e violentavano le donne», hanno raccontato i testimoni.

La magistratura ha delegato subito gli interrogatori dei primi 13 profughi fatti sbarcare a Lampedusa, poi quelli dei minori fatti scendere a Catania: i racconti si sono rivelati coincidenti.

LE INDAGINI, COORDINATE dal capo della Procura Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Marzia Sabella, però non si fermano e nei prossimi giorni verranno sentiti anche i migranti sbarcati sabato e ospiti nell’hotspot di Bisconte. Una struttura che secondo il sindaco di Messina, Cateno De Luca, inferocito per non essere stato coinvolto, sarebbe abusiva. Tant’è che ha chiesto al suo assessore all’edilizia, Salvatore Mondello, di approfondire la questione. «Tra cinque giorni sapremo se si tratta di una struttura regolare. Se non lo fosse sarò costretto ad emettere ordinanza di demolizione previo sgombero», avverte il sindaco. Che approfittando delle luci della ribalta lancia una provocazione: «Mandiamo i baraccati negli alberghi e i migranti nelle baracche? Non sarebbe giusto dopo 110 anni dal terremoto dare un tetto dignitoso ai messinesi e tenere qualche anno i migranti nelle baracche? Una cosa del genere farebbe indignare tutto il mondo e i benpensanti, ma dei messinesi nelle baracche il mondo e i moralisti a senso alternato se ne fregano altamente perché non fa notizia».

La macchina per il trasferimento dei profughi comunque è già partita. Saranno affidati alle diocesi italiane che hanno dato disponibilità tra cui Torino, Brescia, Bologna, Agrigento, Cassano allo Jonio, Rossano Calabro.

SECONDO GLI ULTIMI DATI del Viminale sono 19.761 i migranti sbarcati in Italia da gennaio ad oggi, l’80% in meno rispetto allo stesso periodo del 2017, quando erano giunte via mare 98.316 persone. Prosegue dunque il crollo degli arrivi iniziato a partire dal luglio dello scorso anno. Dei quasi 20mila sbarcati, 12.322 sono partiti dalla Libia, con una flessione dell’87% rispetto al periodo 1 gennaio-20 agosto 2017. Nel mese di agosto si contano finora 1.215 persone sbarcate. Sono i porti siciliani quelli che hanno fatto registrare il maggior numero di sbarchi: da Pozzallo (3.554) a Catania (2.961), da Augusta (2.478) a Messina (2.394), da Lampedusa (1.797) a Trapani (1.633). Ma ci sono stati anche arrivi in Calabria (un migliaio tra Reggio Calabria e Crotone), in Sardegna (162 a Cagliari) ed in Puglia (174 a Brindisi). Tra le nazioni di provenienza degli immigrati in testa ci sono i tunisini (3.718), seguiti da eritrei (2.897), sudanesi (1.595), nigeriani (1.248), pakistani (1.237), iracheni (1.150) e ivoriani (1.047). I minori non accompagnati giunti quest’anno in Italia sono 3.051, dato in forte calo rispetto allo scorso anno, quando erano stati 15.579 da gennaio a dicembre.