Luigi Di Maio prova a giocare le sue carte nello scontro con Giuseppe Conte. Dapprima fa un’operazione non da poco: incontra a tavola la capa del Dis Elisabetta Belloni, cioè la «presidente donna» attorno alla quale si è dipanata la rocambolesca rincorsa di annunci di Conte, Matteo Salvini e Beppe Grillo che ha generato la rottura con l’ex presidente del consiglio. Questo pranzo si trasforma in ben più di una prestigiosa photo opportunity. Diventa una patente di correttezza. «Di Maio è sempre leale» sono le parole di Belloni secondo la pagina Facebook di Di Maio. Lui le risponde riconoscendole «profonda stima e una grande amicizia».

IN MATTINATA, Di Maio ha ricevuto alla Farnesina, e con lei si è intrattenuto a colloquio per un’ora, l’ex sindaca Virginia Raggi, personaggio in cerca di un ruolo nel Movimento 5 Stelle che siede con lo stesso Di Maio nel comitato di garanzia e che gode di popolarità presso la base (oltre che di una cospicua dote di followers sui social, cose che da queste parti pesano parecchio). Poi telefona all’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, che attualmente fa parte della squadra di Conte in qualità di coordinatrice del Comitato formazione del M5S.

«È GIUNTO il momento di parlarsi, di cercare una sintesi che porti a un nuovo inizio per il Movimento, a tutti i livelli – scrive Raggi con gli altri consiglieri grillini dopo il meeting – Solo così potremo continuare a realizzare il cambiamento di cui da sempre ci facciamo portavoce». In effetti, pare che l’attivismo di Di Maio, e la sua ricerca di sponde, si ponga al momento l’obiettivo di non essere trattato da soggetto esterno o peggio ancora buttato fuori dal M5S, se pure dovesse come pare in questi giorni trovarsi in minoranza.

AL CONTRARIO, Di Maio rivendica la necessità cercare una sintesi e un modus vivendi con la dirigenza contiana. Il leader in carica, tuttavia, da mesi soffre l’attivismo del suo predecessore, il suo muoversi come un capo-ombra che delegittima l’opera di rigenerazione del M5S. Da qui l’escalation di tensioni che è culminata con l’attacco pubblico dell’ex capo politico nel giorno dell’elezione di Sergio Mattarella. «Le polemiche e gli scontri di questi giorni all’interno del nostro Movimento sono frutto di incomprensioni e di malintesi mai chiariti», conferma la deputata Virginia Villani. Intervistato dal Fatto, Conte ha negato che una «scissione» sia davvero all’ordine del giorno ma ha detto che Di Maio «deve rendere conto di diverse condotte, molto gravi».

NON È TUTTAVIA affatto chiara la sede deputata a chiarimenti e dibattiti del genere all’interno de M5S. Conte ha proposto un’assemblea degli iscritti ma è difficile immaginare una modalità per convocare tutti gli iscritti al M5S. C’è il precedente degli Stati generali del novembre 2020, prima che Conte venisse chiamato al vertice. Però quell’evento era stato lungamente preparato con votazioni intermedie, elezione di portavoce e gruppi di lavoro. «Credo che il confronto debba avvenire, prima di tutto, all’interno dei gruppi parlamentari – dice il deputato e presidente della commissione politiche Ue, vicino a Di Maio, Sergio Battelli – Mi pare non sia più il momento di parlare solo a mezzo stampa. Se ci sono accuse gravi, allora Conte le renderà note, dopo dovremo parlarne tra di noi».

RICCARDO FRACCARO è uno dei pochi a sollevare esplicitamente la questione della collocazione politica. L’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio descrive un Movimento 5 Stelle vittima di sé stesso, constata «una crescente sfiducia sociale verso i partiti, che poi è la stessa sfiducia da cui è nato il M5S e che ora proprio su questo terreno rischia di scomparire». «Per evitarlo dobbiamo iniziare a dirci con crudezza cosa siamo diventati prima di decidere quali ulteriori passi fare per raggiungere le mete desiderate: siamo diventati una forza politica di sinistra». Condizione che per Fraccaro rende «difficile immaginare di avere la necessaria libertà di azione per indurre un reale cambiamento».

Errata Corrige

Terremoto Quirinale e scosse di assestamento. Di Maio cerca sponde nello scontro interno ai 5 Stelle con Conte: pranza con Belloni, incontra Raggi e telefona ad Appendino. Il leader insiste: «Il ministro risponda dei suoi atti». A destra, volano stracci nella coalizione in disfacimento