La flessibilità di opinione e di comportamenti di Luigi Di Maio inizia a preoccupare gli interlocutori. Ormai ci si avvicina alla sfera della psichiatria. Meno di 36 ore dopo aver sbraitato contro i sindacati, rei di aver incontrato Salvini e l’indagato Siri e – non si quale connessione logica possa tenere insieme le due cose – di essere contro il salario minimo, Luigi Di Maio propone agli stessi un «workshop» (sic) a palazzo Chigi.

Peccato che a Cgil, Cisl e Uil era già stato promesso un calendario di incontri nello stesso luogo ben due settimane fa senza che finora vi sia dato seguito.

LA CRONACA DI UN’ALTRA surreale giornata nei rapporti fra governo e parti sociali inizia con la lettura del Sole24Ore. Una lettera al quotidiano economico in cui il vicepremier e ministro del Lavoro e dello sviluppo lancia la Fase 2 – a dir il vero mai foriera di buone cose per i governi di qualsiasi colore – annunciando come priorità «il taglio del cuneo fiscale». «Per ottenere il miglior risultato, con le risorse a disposizione, serve un ampio momento di confronto», specifica Di Maio.

Che annuncia: «La mia proposta, che ho già avanzato al presidente del consiglio, è che si apra palazzo Chigi a tutte le categorie di questo paese per un workshop di più giorni tra governo e parti sociali su vari tavoli con ministri e rappresentanti delle categorie circa le norme necessarie a rilanciare il nostro sistema economico e sociale».

LA VERA CICCA A LIVELLO POLITICO sta però nel passaggio seguente: «Un confronto che troverà il governo unito, con tutti i suoi esponenti disponibili al confronto (ce ne sono di non disponibili? E quali sono?, ndr) che dovrà trovare la giusta sintesi nelle sedi istituzionali più appropriate». La chiosa è gattopardesca: «Credo che il mio dovere in questo momento sia quello di promuovere un momento di unione, sgonfiando le tensioni e rilanciando il dialogo, sia nel governo che tra il governo e le parti sociali».

Il tentativo di Di Maio è quello di trovare sponde per togliere terreno a Salvini: se si fa il taglio del cuneo fiscale in accordo con le parti sociali è difficile che rimangano risorse per la – costosa- Flat tax leghista, invero invisa a tutte le parti sociali. In più l’annuncio di una nuova – seppur diversa – convocazione a palazzo Chigi punta a stoppare l’alleato leghista che alla fine del tavolo di lunedì con le 43 parti sociali aveva dato appuntamento per un nuovo incontro al Viminale per il 6 e 7 agosto.

La prima risposta arriva dall’editore del Sole24Ore. Il presidente della Confindustria Vincenzo Boccia apre a piene mani a Di Maio: sì al workshop proposto dal vicepremier e leader M5s con cui mettere a fuoco temi e tempi della prossima manovra. Gli imprenditori d’altra parte hanno su questo sempre avuto le idee chiare: a partire dal taglio del cuneo fiscale perché «la prima Flat tax deve essere sul mondo del lavoro».

LETTE LE LUNARI PAROLE di Di Maio e valutato il quadro sempre più confusionario nel – rinato – dialogo sociale, i sindacati decidono di rispondere. E dopo le polemiche dei giorni scorsi per l’incontro con Salvini scelgono un tono neutro e fattuale. Ma fanno capire che non accetteranno più convocazioni «non istituzionali» al Viminale da Salvini, puntando ad avere come unico interlocutore nel presidente del consiglio Giuseppe Conte.
«Cgil, Cisl, Uil ribadiscono la necessità di avviare una fase di vero confronto, stringente, concreto e costruttivo con il governo sui provvedimenti economici e sociali in vista della prossima manovra di bilancio, sulla base della piattaforma unitaria illustrata in più occasioni al presidente del Consiglio Conte e ad altri esponenti di governo, e al centro della grande mobilitazione del sindacato in questi ultimi mesi», scrivono in una nota unitaria Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.

NON POSSONO PERÒ MANCARE di sottolineare come siano «ancora in attesa di ricevere un calendario di incontri coordinati dal presidente del Consiglio Conte, cosi come era stato concordato in occasione dell’ultimo incontro a Palazzo Chigi del primo luglio scorso, che si è svolto alla presenza anche del ministro del Welfare Di Maio». E concludono: «Se dunque il governo intende avviare davvero una fase di confronto con le parti sociali a Palazzo Chigi, sede di coordinamento delle scelte dell’esecutivo, il sindacato non si sottrarrà al suo ruolo di rappresentanza delle istanze di milioni di lavoratori, pensionati, giovani, precari e immigrati».