Il nervo più scoperto di tutti, il Tav, è emerso sul finale di assemblea. Avendo abbandonato gli altri cavalli di battaglia, la Torino-Lione rappresenta l’ultimo baluardo per la base pentastellata. Ma nella ondivaga storia dei 5 Stelle anche le Colonne di Ercole possono essere valicate. «Tornare indietro adesso richiede il triplo delle energie ma non sto dicendo assolutamente che sto cambiando idea», ha spiegato con prosa dorotea il leader Luigi Di Maio, giunto a Torino, venerdì sera, per sedare gli animi dopo l’ennesima crisi nella maggioranza di Palazzo di Città e per presentare agli attivisti la «riorganizzazione del MoVimento», grazie all’introduzione della figura del «facilitatore».

Dall’incontro, il vicepremier e Chiara Appendino sono usciti insieme in auto. Bocche cucite. Per la sindaca di Torino la giornata decisiva sarà domani con la seduta del consiglio comunale, dove interverrà per sciogliere i nodi attorcigliatisi attorno all’addio del Salone dell’auto, da Torino a Milano. Decisione che l’ha fatta infuriare soprattutto nei confronti del suo vicesindaco Guido Montanari, reo di aver esternato scarsa simpatia per la manifestazione che occupava il Parco del Valentino, e dei consiglieri dissidenti (più o meno gli stessi già contro la candidatura olimpica), che avevano in serbo una mozione per vietare simili kermesse nel parco situato sulle rive del Po a ridosso del centro città. Il Salone, invece, è sempre stato difeso dalla sindaca, arrivata al punto di ipotizzare le proprie dimissioni. Ma per il patron della manifestazione Andrea Levy a Torino non c’era più, nonostante le rassicurazioni della sindaca, «un clima sufficientemente sereno».

Che succederà, dunque, lunedì in Sala rossa? La soluzione più probabile è che la sindaca tolga la carica di vicesindaco a Montanari, ma quest’ultimo potrebbe restare in giunta con le sue attuali deleghe all’Urbanistica. Verrebbe sostituto da Alberto Unia, attuale assessore all’Ambiente e unico 5S in giunta. Sarebbe l’uscita più soft dalla crisi (l’altra ipotesi è la cacciata dell’attuale vicesindaco), ma non è detto che non abbia ulteriori ripercussioni visto il dissenso presente tra quei consiglieri che Di Maio ha battezzato «nemici della contentezza» e che hanno disertato l’assemblea con il leader.

La Lega, alleato di governo a Roma, non assiste neutrale all’attuale crisi sabauda. «Ormai la giunta del Comune di Torino è un corpo estraneo rispetto alla città: hanno avuto una posizione folle sulle Olimpiadi, folle sulla Tav, ridicola rispetto al Salone dell’Auto. Ne traggano le conclusioni», ha dichiarato il capogruppo leghista alla Camera e deputato piemontese Riccardo Molinari. A chi gli domanda se Appendino debba dimettersi, risponde: «Io non chiedo mai le dimissioni di nessuno. Dico solo: tragga le sue conclusioni».

Al di là del Salone dell’auto, il tema Tav resta il più caldo. Se i fedelissimi si riposizioneranno a ogni sbandata dei vertici, non è detto che lo facciano gli altri eletti. Della mitizzata analisi costi-benefici (negativa nei confronti dell’opera) non si parla più. E l’uscita di Di Maio non ha soddisfatto tutti: «Non mi aspettavo la parola fine questa sera ma magari un po’ più di attenzione al tema sì», ha detto la consigliere regionale Francesca Frediani.