Le due indagini giudiziarie che coinvolgono la nuova Lega di Matteo Salvini e il tesoriere Giulio Centemero – quella della procura di Genova che è sempre a caccia di 49 milioni di rimborsi da confiscare, e quella delle procura di Bergamo che ha ricevuto gli atti da Roma sui finanziamenti del costruttore Parnasi all’associazione «Più voci» – arrivano nel momento in cui i rapporti nella maggioranza sono al punto più basso. E offrono ai 5 Stelle l’occasione per mettere in difficoltà l’alleato proprio nelle ore decisive delle trattativa sulla manovra. A Di Maio non pare vero saltare dal campo degli accusati – per le vicende del padre – a quello degli accusatori. «Chiederò chiarimenti a Salvini, non minimizzi», dice. E l’altro, che si rende conto di non poter rispondere a tono senza provocare la crisi, risponde: «Non minimizzo». Ma aggiunge: «Mi cadono le braccia».

È questo il clima in cui comincia oggi nell’aula del senato l’esame della legge anti corruzione, quella che i 5 Stelle considerano una bandiera e per questo vogliono approvare definitivamente entro natale. In difficoltà per le continue iniziative di Salvini, che in 48 ore è passato da un incontro con gli imprenditori a un viaggio diplomatico in Israele – Di Maio non trova altro mezzo che attaccare l’alleato sul terreno della moralità. E fa sul serio, perché alla sua uscita mattutina fa seguire un comunicato dei capigruppo M5S di camera e senato. «Siamo certi che la Lega fornirà ulteriori chiarimenti sul caso Centemero – dicono D’Uva e Patuanelli – da sempre ci battiamo contro i finanziamenti illeciti ai partiti».

Salvini mette la mordacchia al partito, nessuna dichiarazione ufficiale. Le risposte dei leghisti arrivano a taccuini chiusi e telecamere spente, e sono tutte assai risentite: «Vogliono mandare il segnale che loro sono puliti e noi corrotti. Basta, se siamo maggioranza dobbiamo andare avanti insieme». «Noi siamo andati in tv a difendere Di Maio e adesso…». L’unica dichiarazione ufficiale è quella di Salvini, che ribadisce quanto aveva detto subito: «Non minimizzo. Chiedo solo che i magistrati facciano in fretta, stanno cercando milioni di euro che non ci sono». Poi però il ministro dell’interno, in conferenza stampa in Israele, quando gli viene chiesto di rispondere a Di Maio esclama: «Parlando dell’Italia a volte cadono le braccia». Di Maio fa capire che stavolta non vuole arrendersi subito: «Mi fa piacere che Salvini non minimizzi perché noi non minimizziamo, ci sarà modo di chiarire, nei prossimi giorni chiederò chiarimenti».

Il tono rende chiaro a quale punto (basso) siano i rapporti tra i due. Di Maio ha bisogno di capitalizzare al massimo l’approvazione delle legge anti corruzione. «Nello Spazzacorrotti (chiamano così la legge anti corruzione e prescrizione, ndr) abbiamo previsto norme che garantiranno assoluta trasparenza sui finanziamenti ai partiti e alle fondazioni collegate», dicono i 5 Stelle. Che hanno convocato i banchetti nelle piazze il 22 dicembre scommettendo che quello potrà essere il giorno giusto per il voto definitivo della legge alla camera. Ma non è detto che l’incrocio con la terza lettura della manovra lo consentirà. L’aula del senato comincerà stamattina con l’anti corruzione avendo già deciso di chiudere domani. Da votare 200 emendamenti, tutti delle opposizioni che chiederanno anche voti segreti. Proprio un voto segreto aveva creato l’incidente alla camera, depenalizzando una fattispecie di peculato. Sospettati i franchi tiratori della Lega, anche allora ai ferri corti con il M5S sulla giustizia