Nella scampata strage di San Donato Milanese le figure positive dei bambini che hanno dato l’allarme hanno obbligato tutti, almeno per un giorno, ad abbassare i toni, e il Governo ha raccolto l’appello di Khalid Shehat, il papà di Ramy, il 13enne che per primo ha contattato il 112, di concedere la cittadinanza italiana a suo figlio. «Ha fatto il suo dovere, sarebbe bello se ora ottenesse la cittadinanza italiana» ha chiesto Shehat. «Siamo egiziani, sono arrivato in Italia nel 2001, mio figlio è nato qui nel 2005 ma siamo ancora in attesa di un documento ufficiale». Una storia nella storia, perché mercoledì su quell’autobus c’erano solo italiani ma alcuni, i bimbi di seconda generazione come Ramy e Adam, non ancora cittadini per legge, e un altro, l’autista-sequestratore, cittadino italiano dal 2004 e pronto a fare un gesto folle contro le stragi dei migranti africani nel Mediterraneo.

Il primo a raccogliere l’appello del papà di Ramy è stato Luigi Di Maio, poi Matteo Salvini. Il Viminale ha fatto sapere di esser pronto a velocizzare al massimo le procedure. «Se avessi la possibilità vorrei incontrare il ministro, lo ringrazierei tantissimo per quello che ha fatto per noi» ha detto in serata Khalid Shehat. La decisione di concedere la cittadinanza è stata presa sulla base della legge che la assegna per «meriti speciali».

SECONDO QUANTO PREVISTO dalle procedure può essere concessa sentito il Consiglio di Stato e con deliberazione del Consiglio dei ministri, al cittadino straniero che abbia reso «eminenti servizi all’Italia». Spetterà al presidente della Repubblica dare il via libera definitivo. Per Salvini e Di Maio, citati nelle farneticazioni dell’autista durante il sequestro dell’autobus, è l’occasione per uscire bene da un fatto difficile da maneggiare. Quanto accaduto mercoledì fa paura e fa paura guardarlo per quello che è stato, un gesto folle, criminale, fatto sul tema che più ha diviso questo paese e su cui più il fuoco ha soffiato in cerca di consenso: l’immigrazione e i viaggi dei migranti nel Mediterraneo. In tanti, a destra e a sinistra, hanno puntato l’attenzione sui precedenti penali di Ousseynou Sy per guida in stato d’ebrezza e molestie sessuali, ma mercoledì è successo qualcosa che va oltre questi due pur rilevanti punti. I discorsi pubblici veicolati da media e social creano il clima dentro cui le persone vivono e fanno i conti anche con le proprie fragilità.

Ousseynou Sy intanto ha passato la sua seconda notte nel carcere milanese di San Vittore e in mattinata verrà interrogato dal responsabile dell’Antiterrorismo milanese Alberto Nobili e dal pm Luca Poniz. Le accuse sono sequestro di persona, strage, incendio, resistenza, con l’aggravante della finalità terroristica. L’uomo vedrà per la prima volta oggi durante l’interrogatorio di garanzia anche il suo avvocato, Davide Lacchini, che ha già detto che chiederà una perizia psichiatrica. «È doveroso a fronte dell’enormità del gesto e su questo la Procura concorda». Da San Vittore Ousseynou Sy ieri avrebbe ripetuto le cose dette nel primo interrogatorio mercoledì, «l’ho fatto perché gli africani restino in Africa e non ci siano morti in mare, volevo usare i bambini come scudo», si è definito Panafricanista e ha parlato «dell’Africa colonizzata dall’Europa». Ousseynou Sy durante il dirottamento dell’autobus a un certo punto aveva strappato di mano il cellulare all’insegnante che aveva chiamato i carabinieri: «Sulla pista di Linate non voglio vedere nessuno nell’arco di due chilometri, ci sono solo bambini qua e non sparate al pullman, è tutto gasolio» diceva l’uomo in quella telefonata. «Scusi signore ci stanno rapendo su un pullman, ci minacciano con il coltello« diceva invece un bambino nella prima conversazione con il 112. «Non è un film, non possiamo perdere la vita. Fate presto».

I BIMBI IERI SONO tornati quasi tutti a scuola, accolti dagli assistenti e dagli psicologi. «Abbiamo cercato di proteggerli da tutto questo clamore» ha spiegato la sindaca di Crema Stefania Bonaldi che ha passato la mattinata con loro. «Bisogna evitare strumentalizzazioni e speculazioni assurde. Ricordiamoci che questa persona è cittadino italiano dal 2004, con un regolare lavoro, con una moglie italiana da cui si è separato, due figli adolescenti. E stava per fare una strage».