Il M5s ha ieri ribadito che non finanzierà le Olimpiadi invernali del 2026, qualora fossero «assegnate» all’Italia. Scenario certo dato che la candidatura lombardo veneta non ha concorrenti. Ma la certezza di vittoria apre scenari economici che necessitano, come per altro ribadito ieri dalla sindaca Chiara Appendino in un lungo comunicato, di «chiarezza» su chi coprirà le spese. La prima cittadina sa di cosa parla: il preventivo di Torino 2006, calcolato nel 1998, fu pari a un quinto della spesa finale: circa mezzo miliardo di euro contro di tre spesi effettivamente.

Quindi, quando la sindaca di Toirno chiede «chiarezza» domanda che lo Stato con una legge ordinaria si prenda in carico, con la funzione di garante finale, l’intero costo delle Olimpiadi: qualunque esso sia. Per altro è una prassi comune, che nella storia ha avuto la sola eccezione di Los Angeles 1984. La questione evidentemente è ben nota anche a chi ha «vinto» la candidatura: il sindaco di Milano Beppe Sala, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e il suo collega veneto Luca Zaia. I tre sanno che, al di là delle roboanti dichiarazioni di questi giorni – «abbiamo il Pil della Svezia» – il Cio può imporre qualsiasi cambiamento ai dossier che vengono presentati.

Ieri il sindaco di Milano ha attaccato la componente cinque stelle del governo: «Mi aspetterei da chi governa il Paese e ha una visione di lungo periodo consideri un grande evento un buon investimento, non una spesa che toglie soldi ad altri». Sala ha definito «strano» il fatto che lo Stato avrebbe messo garanzie per una candidatura a tre e non a due e ha parlato di «giochino politico».

La risposta di Luigi di Maio conferma le parole di Sala: «Per l’organizzazione delle Olimpiadi del 2026 lo Stato non deve metterci un euro. Il Coni doveva scegliere tra 3 candidature: siccome sono tre forze politiche diverse il Coni ha detto “facciamo le Olimpiadi del Nord” e così alla fine si è creato soltanto il caos per un cerchiobbottismo ben noto. La situazione è impraticabile, quindi lo Stato non deve metterci un euro. Poi se ci sono Milano e Cortina con il Veneto e la Lombardia devono andare avanti, ma senza che lo Stato ci metta i soldi e nemmeno le garanzie».

Il presidente del Coni Giovanni Malagò ieri ha nuovamente invitato Chiara Appendino ad un ripensamento.