È accaduto anche questa volta: in occasione di un evento, in questo caso l’approvazione del nuovo statuto del Movimento 5 Stelle, che avrebbe garantito visibilità al leader designato Giuseppe Conte, Luigi Di Maio rilascia un’intervista destinata a guadagnarsi spazio in prima pagina e dargli un pulpito da leader ombra. In questo caso il ministro degli esteri ha parlato con Repubblica, e lo ha fatto proprio per garantire la collocazione in maggioranza del M5S e per fare l’elogio della mediazione a ogni costo che ormai lo colloca tra i grillini considerati più governisti. «Non ci saranno scossoni», promette Di Maio.

Lo si era visto anche in occasione del passaggio sulla riforma Cartabia, quando Di Maio fece autocritica rispetto alle posizioni giustizialiste del M5S in passato, marcando il campo politico in vista della delicata trattativa sulla procedura penale. Potrebbe avvenire di nuovo sul reddito di cittadinanza, prossima sfida decisiva. Conte da tempo dice che rappresenta un punto irremovibile tra le conquiste dei suoi governi. Ma lo stesso Di Maio, che da ex ministro del welfare è stato peraltro responsabile della contestatissima nomina di Mimmo Parisi all’agenzia ministeriale che avrebbe dovuto gestire le politiche attive sul lavoro, da tempo va dicendo che alla formulazione originaria si possono apportare delle migliorie. Il famoso «tagliando» di cui si parla da settimane e che potrebbe nascondere insidie per il leader.

Il dualismo, insomma, è destinato a proseguire anche perché Di Maio potrebbe andare a sedere (con Roberto Fico) nel comitato dei garanti, organo che in queste settimane ha svolto una funzione decisiva sotto la guida di Vito Crimi. Il rischio, che Conte e i suoi hanno ben presente, è che se Di Maio ogni volta agisce d’anticipo si rischia di danneggiare il potere contrattuale della prima forza politica di maggioranza. Al contrario, nelle parole del nuovo leader e nelle attese dei suoi sostenitori che in queste ore festeggiano l’approvazione del nuovo statuto, la forza d’impatto di un M5S che ritrova coordinamento interno e maggiore coerenza d’azione dovrebbe essere destinata a crescere.

Intanto, oggi e domani gli iscritti grillini possono ritornare sulla piattaforma per ratificare la presidenza di Giuseppe Conte, che come da nuovo statuto è stata proposta dal garante Beppe Grillo. Il risultato è scontato. Questa volta l’affluenza avrà un significato politico, anche se non è previsto un quorum per rendere valida la consultazione. Nel M5S si calcola che se i 7 mila (su 60 mila) che ieri hanno votato contro lo statuto avessero deciso di disertare le urne digitali, allora Conte avrebbe mancato la soglia minima. E, sempre a proposito di dissensi interni, il nuovo leader deve cimentarsi con il destino dei due deputati che hanno votato contro la fiducia a Draghi sulla riforma della giustizia.