Vito Crimi dal Quirinale annuncia il cambio di linea: in nome di Giuseppe Conte non c’è nessun veto nei confronti di Matteo Renzi e Italia Viva. Anzi il Movimento 5 Stelle vuole ristabilire il perimetro della maggioranza che lo ha sostenuto fino a pochi giorni fa. Roberto Fico si prende l’incarico di provare a ricostruire il senso dell’alleanza. È quanto si attendeva, e quanto chiedeva la gran parte dei parlamentari. Ma tra i grillini circola più preoccupazione che speranza.

Il motivo lo spiega Alessandro Di Battista, che nei giorni scorsi si era speso molto per assicurare il suo sostegno a Conte ma in chiave antirenziana. «Tornare a sedersi con Renzi significa commettere un grande errore politico e direi storico – annuncia Di Battista – Significa rimettersi nelle mani di un ‘accoltellatore’ professionista che, sentendosi addirittura più potente di prima, aumenterà il numero di coltellate. L’ho sempre pensato e lo penso anche adesso. Se il M5S dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie». Sembra l’annuncio di una scissione vera e propria, quella che era nell’aria prima degli Stati generali e che sembrava vedere dalla stessa parte della barricata Di Battista e Davide Casaleggio. Dai 5 Stelle fanno sapere di essere al corrente del fatto che Di Battista non avrebbe alcuna intenzione di organizzare una spaccatura e che piuttosto starebbe pensando a ritirarsi dall’attività politica. Dunque, la rottura al momento costituisce un problema politico ma non un divorzio traumatico.

«Il M5S è una forza seria e, in questo momento, il paese non si può permettere la politica dei veti», ribadisce Francesco Silvestri, tesoriere del gruppo alla Camera. A Montecitorio tra i critici si annoverano Raphael Raduzzi e, pare, Vittoria Baldino. Ancora più ecumenica la nota con la quale il M5S augura buon lavoro all’«esploratore» Roberto Fico: «Concentriamoci sui temi che ci accomunano e togliamo tutti i temi divisivi». Dalla corrente «Parole Guerriere» approvano il nuovo corso: «Non ci fermiamo alle scaramucce personali e alle polemiche, tanto strumentali quanto inutili – scrivono – La pandemia iniziata un anno fa ha cambiato tutto, il contesto emergenziale richiede un esecutivo rinnovato».

Reagisce duro Francesco Forciniti: «Se il prezzo da pagare per rimanere ‘in sella’ dovesse essere quello di inginocchiarsi al cospetto del personaggio politico più impopolare, inaffidabile e spregiudicato della storia recente di questo paese – afferma – io nel mio piccolo non potrei mai dare l’avallo ad un’operazione del genere». È polemico anche il deputato Alvise Maniero, che pubblica sulla sua pagina Facebook le parole con le quali Crimi, lo scorso 12 gennaio, assicurava l’indisponibilità a tornare al governo con Italia Viva e commenta: «Linea dettata dal mio capo politico reggente. La conservo gelosamente, per obbedirvi senza discutere nei giorni a venire». Ma il fronte caldo rischia evidentemente di essere al Senato, dove i numeri sono più risicati. Qui è nota da tempo la posizione di Barbara Lezzi, che chiede che sulla decisione di riaprire a Renzi si esprimano gli iscritti alla piattaforma Rousseau, cui si aggiunge quella di Nicola Morra. «Leggo che siamo più dorotei dei dorotei. Io no!», twitta il presidente della Commissione antimafia.

Tuttavia, dicono quelli che tengono d’occhio gli eletti, numeri dovrebbero essere ridotti. «Per il momento», sospira un grillino vicino a Crimi. Perché i vertici sono consapevoli del fatto che se la riapertura a Renzi dovrebbe essere digerita dalla gran parte di deputati e senatori, il fronte potrebbe incrinarsi davvero se il senatore di Rignano dovesse dimostrare di non saper vincere, o addirittura volesse umiliare il M5S e gli alleati accampando troppe pretese. Allora il dissenso nei suoi confronti potrebbe aumentare.

Sembra esserne consapevole anche Di Battista, che proseguendo con l’allegoria dell’«accoltellatore» Renzi afferma: «Ogni coltellata sarà un veto, un ostacolo al programma del M5S e un tentativo di indirizzare i fondi del recovery verso le lobbies che da sempre rappresenta». Il lavoro di Fico, nei prossimi giorni,sarà anche questo: cercare di capire se i contraccolpi del nuovo equilibrio di governo rendono instabile il «baricentro» di questa maggioranza, come orgogliosamente si sono definiti nei giorni scorsi molti esponenti dei 5 Stelle.