Quanto piú Syriza consolida il suo vantaggio elettorale in base a tutti i sondaggi, tanto piú aumentano le pressioni e le intimidazioni nei suoi confronti. Le dichiarazioni di lunedi da parte di Jean-Claude Junker, presidente della ommissione europea e di Christine Lagarde, a capo del Fondo monetario internazionale, che dichiarano che se Syriza va al governe deve comunque mantenere i patti, ovvero l’austerity, sembrano ingerenze soft di fronte agli attacchi e alle polemiche sollevate contro la sinistra radicale guidata da Tsipras dai suoi avversari greci, naturalmente la destra ma, purtroppo, anche i comunisti del Kke.

«Tsipras vuole fare cose che nemmeno i leader nei paesi comunisti avevano mai fatto. Il Paese non sará trasformato in soviet, nemmeno accetterá un regime comunista… il voto non riguarda Nea Dimokratia e Syriza, ma in quale mondo vogliamo che i nostri figli vivano» ha detto ieri sera durante un comizio ad Atene il premier uscente Antonis Samaras.

Makis Voridis, ministro della sanitá, giá capogruppo parlamentare di Nea Dimokratia, durante un suo discorso ad Aspropyrgos, vicino alla capitale, ha detto che «la nostra generazione non consegnerá il Paese alla sinistra. Non lo consentiremo, non importa cosa dovremo fare. Ciò che i nostri nonni difesero coraggiosamente con i fucili, noi lo difenderemo con il voto domenica. Così che si sappia di che cosa stiamo parlando… La sinistra non vincerà domenica» ha affermato minaccioso l’ esponente della Nea Dimokratia, che nel passato é stato leader della gioventú di Epen, partito di estrema destra durante la giunta dei colonnelli.

Samaras e Voridis non sono gli unici a evocare frasi del passato. Anzi non sono pochi da ambedue le parti, destra e sinistra, che in questi giorni nei loro discorsi, in privato tra amici nelle caffetterie, raccontano come nel dicembre del 1944, poco dopo che l’Elas, l’ Esercito di Liberazione nazionale greco, guidato da membri del Kke, aveva liberato il paese dall’ occupazione nazista, le truppe brittaniche complottarono con l’ aiuto di greci, simpatizzanti dei nazisti, per aprire il fuoco contro una folla pacifista che manifestava ad Atene per contestare la decisione del governo di disarmare i partigiani.

La Grecia, secondo i britannici della Guerra fredda, non poteva essere consegnata nelle mani dei comunisti e allinearsi con l’Unione sovietica. Perció chiesero al governo provvisorio di Yorgos Papandreou, padre di Andreas, fondatore del Pasok e nonno dell’ ex premier Yorgos Papandreou, di disarmare ad ogni costo i greci. Due anni dopo cominció una lunga guerra civile. Settanta anni dopo molte cose sono cambiate, ma dietro le quinte sembra quasi che le ferite di quella guerra civile restino ancora sulla pelle della societá greca. E l’incubo di uno scontro violento tra destra e sinistra in certi casi viene espresso pubblicamente.

Preoccupazione per quello che Syriza ha intenzione di fare esprimono anche rappresentanti diplomatici ad Atene, che si chiedono fino che punto Alexis Tsipras é disposto a scontrarsi con i partner europei. Riconoscono che lo stesso leader si presenta piú moderato rispetto al passato, ma sempre secondo loro «bisogna capire cosa ne pensano le varie correnti all’ interno del partito» e come il leader della sinistra radicale greca «si comporterá nei confronti di argomenti che riguardano gli equilibri geopolitici, la lotta al terrorismo, ecc».

In questo ambito va letto anche un servizio pubblicato dal quotidiano Ta Nea su tentativi di intercettazioni telefoniche di cellulari in prossimitá di sedi dei maggiori partiti politici. Dai 193 tentativi di intercettazione, otto sarebbero stati segnalati a pochi metri dalla sede centrale di Nea Dimokratia, cinque in prossimitá del quartier generale di Syriza e altrettanti vicino agli uffici del Pasok. La massima registrazione comunque si é «registrata» al quartiere dove ha sede l’ambasciata statunitense. La procura di Atene sta indagando per violazione della privacy e danneggiamento a terzi.

Dura per Syriza, da un diverso punto di vista, é la critica del Partito comunista di Grecia, Kke. Tradizionalmente euroscettico perché «l’Ue esprime i monopoli e il grande capitale», il Kke fin dal primo momento ha rifiutato ogni collaborazione. «Si autodefinisce di sinistra, ma non lo é affatto. Syriza é a favore del memorandum, collabora con gli industriali, viene sostenuto dalle grandi imprese e al suo interno ci sono dei corrotti», sottolinea durante i comizi Dimitris Koutsoubas, segretario generale del Kke. Per i comunisti una loro partecipazione o anche un voto di tolleranza ad un governo del Syriza sarebbe «un grosso sbaglio che danneggerebbe i lavoratori e il popolo» greco. Con l’ uso di un linguaggio che ricorda i tempi e i discorsi della leadership sovietica, il Kke si schiera a favore della cancellazione unilaterale del debito pubblico, del disimpegno dall’Ue e dalla Nato, notando che «i popoli non dovrebbero intrappolarsi e soffermarsi sulla concorrenza attorno alla moneta e alla gestione della crisi» del capitalismo.

Di fatto l’ auto-isolamento dei comunisti e dell’Antarsya, un’ organizzazione della sinistra extraparlamentare, mette in difficoltá Syriza, perché erano le uniche forze politiche alle quali si era rivolto Alexis Tsipras per chiedere una collaborazione post-elettorale. «Non abbiamo paura di niente. Semplicemente tutti coloro che fanno delle polemiche semplicemente cercano di intimidirci», ha sottolineato ieri da Salonicco il leader della sinistra radicale greca.