Un rappresentante dei lavoratori per la sicurezza sospeso per 10 giorni – la massima sanzione prima del licenziamento – per aver chiesto di bloccare una potatura di un albero con una motosega senza alcuna protezione sopra i fili della linea ferroviaria, immortalata in una foto dallo stesso denunciante e riprodotta qui a fianco. L’incredibile vicenda è accaduta a Stefano Pennacchietti, storico Rsu e sindacalista Usb che lavora alla stazione Tuscolana di Roma. Una vicenda che ricorda quella di Dante De Angelis, il macchinista licenziato due volte da Trenitalia per le sue denunce sulla sicurezza.

Dopo la lettera di contestazione dell’azienda, ieri è arrivata la raccomandata di Rete ferroviaria italiana (Rfi, società di Fs che gestisce la rete nazionale) con il «provvedimento disciplinare»: «sospensione da servizio e retribuzione per 10 giorni», firmata dalla dirigente Flavia Gentile.

PER RFI IL TAGLIO DEGLI ALBERI effettuato dalla ditta Isam rispettava tutti i criteri di sicurezza perché – testuale – «effettuato con la tecnica tree climbing» (arrampicata sugli alberi) e «gli operatori si trovavano a distanza sufficiente dal binario 1 della stazione Tuscolana». Il comportamento di Pennacchietti ha provocato un «danno economico» pari addirittura a 4.100 euro di «costo di mezzi e manodopera» che – assommato ad una nuova interruzione quando gli operai Isam si sono ripresentati 10 giorni dopo lavorando allo stesso modo – ha «causato un conseguente danno di immagine alla società».

COME DIRE CHE DENUNCIARE la mancata sicurezza di una ditta appaltatrice ed evitare un possibile incidente sul lavoro possa provocare un danno di immagine all’azienda stessa. Un vero controsenso se si pensa ai tanti morti sul lavoro e la conseguente indignazione e richiesta di maggiore sicurezza che riempiono quotidianamente le cronache di questi anni.

Rfi aveva già sanzionato Pennacchietti lo scorso anno per la denuncia di una lavorazione senza protezione sui binari dell’altra ditta appaltatrice Salcef e dunque ha contestato all’Rls la «recidiva».

NELLA RISPOSTA alla contestazione Pennacchietti spiega molto diligentemente che la «tecnica tree climbing non corrisponde alla realtà ravvisabile con tutta evidenza dalla documentazione fotografica»: «l’operatore era praticamente in piedi sui rami dell’albero senza indossare alcun dispositivo anti-caduta mentre tagliava con una motosega i grossi rami intorno a lui» «con il binario 1 attivo alla normale circolazione dei treni» mentre «precipitavano a terra sul marciapiede rami dopo aver colpito almeno in un’occasione il trefolo di guardia», il filo che garantisce l’isolamento dei pali di sostegno della linea elettrica «sotto tensione di 3 chilovolt» con potenziale elevato rischio di folgorazione, la fattispecie maggiore di incidente nel settore ferroviario.

PENNACCHIETTI SPIEGA poi di aver avvertito i suoi superiori al telefono chiedendo loro «di venire a verificare di persona la sussistenza delle condizioni di sicurezza» e di «aver condiviso con loro l’adozione dell’invito alla ditta a sospendere la potatura».

TUTTA LA «DIFESA» di Pennacchietti evita esplicitamente di citare il suo ruolo da Rls. L’evidente paradosso è dovuto al fatto che Rfi ha sempre dimostrato di non riconoscere le prerogative dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Come si evince dalle mancate risposte alle molteplici denunce dello stesso Pennachietti e di altri Rls in relazione a numerosi incidenti avvenuti anche recentemente, l’ultimo è del 3 aprile con due operai di una ditta in appalto morti a Siziano, vicino Milano, mentre a Roma due incidenti gravi con amputazioni di dita sono avvenuti a febbraio.

Già nella ricorso al tribunale del lavoro di Roma per la prima sospensione gli avvocati di Pennacchietti parlano di «provvedimenti ritorsivi in relazione all’attività svolta nella veste di Rls».

VENERDÌ L’USB, in occasione dello sciopero generale dei trasporti e nazionale dei ferrovieri, ha organizzato un presidio di protesta sotto il ministero dei Trasporti in cui saranno esposte gigantografie delle foto di Pennacchietti e ricordati gli incidenti mortali che ricorrono nei cantieri di Rfi: da marzo 2018 sono già otto i morti con decine di feriti gravi.