In una filmografia che spazia tra supereroi (gli Spiderman), commedie demenziali (Strafumati, Facciamola finita), arthouse canonico (127 ore) o sovversivo (Spring Breakers – Una vacanza da sballo) , mainstream per famiglie (Il grande e potente Oz) e microbudget ispirati dalla letteratura di Faulkner, Cormac McCarthy e Hart Crane, James Franco ha spesso lasciato intravedere la sua fascinazione per l’underbelly dell’industria del cinema USA, quella zona oscura che esiste subito al di sotto della linea di demarcazione tra fallimento e successo, nei devastanti labirinti notturni di Mulholland Drive, nei marquees della 42esima strada celebrata dal suo The Deuce, o nella bizzarra audizione ricostruita nel suo riff su Cruising. The Disaster Artist è il suo omaggio poeticamente più riuscito e di cassetta a quel mondo.

Seguendo saggiamente la ricetta di un amante della stessa darkness come Tim Burton, Franco dedica all’autore del «miglior peggior film mai realizzato» una commedia che lavora contro lo scherno facile, le detestabili risate di superiorità, in una chiave che combina affetto e satira, ridicolo totale e meraviglia, Warhol, Lynch e Ed Wood. E in cui non è difficile cogliere una buona dose di autoironia: nella sua voracità multi mediatica, Franco è spesso stato accusato di manie di grandezza e goffo dilettantismo.

Dai tempi in cui il regista di Plan 9 From Outer Space celebrato nel capolavoro di Tim Burton, indossava maglioncini d’angora, scriveva romanzi porno e raccoglieva le ultime immagini di Bela Lugosi su ritagli di pellicola di scarsa qualità, il culto del cinema così inetto che diventa appassionante si è evoluto in un quasi fenomeno di massa, che ha reso possibile, per esempio, il successo di un film come Kick Ass. Ed Wood non avrebbe mai potuto pagare un megacartellone pubblicitario su Highland Avenue, nel cuore di Hollywood, come fece Tommy Wiseau nel 2003 per promuovere il suo The Room . Ma lo spirito indomito è lo stesso.

Lunga parrucca corvina, carnagione bianco grigiastra, l’accento di un paese europeo inventato dai Marx, un fervore convinto tra profeta e scemo del villaggio, Franco è Wiseau, una cifra umana e professionale animata da un’unica volontà, quella di fare un film che – ne è sicuro al punto da girarlo sia in digitale che in 35mm, tutto di tasca sua – sarà un capolavoro assoluto, «il miglior dramma dai tempi di Tennessee Williams». Franco si butta nel personaggio con entusiasmo e intelligenza egualmente grandi. Wiseau – che oltre a essere un regista negato era anche un attore terribile- è una della sue incarnazioni più riuscite e ricche di sfumature.

Al suo fianco, nella ricostruzione di questo making of (la produzione durò 40 giorni) è suo fratello Dave. The Room – che non ha mai avuto un distributore se non lo stesso Tommy Wiseau è ancora oggi regolarmente proiettato in tutt’America, un rituale di culto. Per prenotare uno screening potete chiamare il numero di Los Angeles 323 654 3192.