A Bologna il consueto appuntamento invernale con l’arte si è spostato in primavera. Divieti e restrizioni hanno rimandato ma non annullato la fiera d’arte contemporanea più longeva d’Italia, «Arte Fiera» e insieme ad essa «Art City», il progetto che in concomitanza all’esposizione delle gallerie all’interno dei padiglioni, ormai da dieci anni anima l’intera città con mostre ed eventi. In questa occasione il LabOratorio degli Angeli presenta il progetto site specific di Sissi, Sacri Indici.

NON È LA PRIMA VOLTA che il laboratorio di restauro impiantato all’interno dei già suggestivi spazi dell’ex Oratorio di Santa Maria degli Angeli e dell’attigua Chiesa sconsacrata, si converte in spazio espositivo.
Nel 2013 Camilla Roversi Monaco, titolare dell’azienda, e il restauratore Andrea del Bianco, oggi suo socio, insieme allo storico dell’arte e curatore Leonardo Regano, hanno ideato un progetto che ogni anno da allora, durante il periodo di Arte Fiera, trasforma un luogo di lavoro attivo e all’avanguardia in una vera e propria bottega del visibile. Tavoli e strumenti del mestiere fanno spazio a opere d’arte contemporanea rinsaldando il legame tra le tecniche della conservazione e della sperimentazione e quelle della produzione artistica. Arte e scienza si trovano di nuovo unite come se entrassimo dentro una bottega rinascimentale, legame reso ancora più solido dalla mostra dell’artista bolognese.

Sacri Indici è un lavoro d’indagine sul corpo e di appropriazione delle sue forme attraverso il disegno. La mano è mezzo di conoscenza, anello di congiunzione tra l’essere umano e la sua rappresentazione. Entrando nel laboratorio, l’articolazione dello spazio evoca il tempo passato: otto disegni anatomici in scala monumentale danno forma a tre navate, mentre l’Index – realizzato per l’occasione – si innalza sopra lo sguardo del profano fedele come su di un’abside, sotto, sul tavolo-altare, il libro che raccoglie l’intera gamma di studi di Sissi sul corpo, Anatomie Parallele; alle pareti una selezione di lavori affini, sempre su carta ma di dimensioni più piccole.

SOSPESA tra un ordine naturale e un ordine mistico, l’anatomia disegnata sulle grandi tavole si svela nella sua straordinarietà perché generalmente nascosta e invisibile, come nascoste e invisibili sono le emozioni che i vasi sanguigni, le viscere e i muscoli sembrano contenere e dischiudere in un impercettibile movimento. Si stabilisce un ancestrale legame tra interiorità ed emotività, come se l’artista suggerisse un ritorno all’antica unione uomo-mondo che la medicina medievale metteva in campo.
Del resto, la teoria degli umori diffusa al tempo non era che un modo per posizionare l’umano in relazione alla natura, sancendo un’intima corrispondenza tra stati d’animo, organi e cosmo. Chiosa il curatore Leonardo Regano nel testo che accompagna la mostra: «Quello che sembra essere un gesto innocente e giocoso di riappropriazione, è l’atto che esplicita la volontà dell’artista di rifondare il sapere scientifico moderno».