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Demolizione Costa Concordia, balletto triste sui porti d’attracco

Demolizione Costa Concordia, balletto triste sui porti d’attraccoLa Concordia dopo il raddrizzamento

MalItalia Gabrielli perde la pazienza: "E' competente la Toscana, e il governo ha già dato indicazioni". Verso Piombino

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 15 ottobre 2013

“Dopo aver avuto il plauso mondiale per la messa in sicurezza della Costa Concordia, ora invece sul caso del porto stiamo dando il peggio di noi stessi, come paese”. Franco Gabrielli non fa sconti mentre (ben) fotografa quanto sta accadendo. Il capo della Protezione civile osserva sconsolato che sul relitto della gigantesca nave da crociera va avanti in un disarmante balletto, fatto di prese di posizione istituzionali a sostegno del proprio bacino portuale, e presunte indiscrezioni giornalistiche. In ballo ci sono le centinaia di milioni che la multinazionale Carnival, proprietaria di Costa Crociere, dovrà spendere per la demolizione della Concordia. Un affare che per giunta sarà un’autentica boccata di ossigeno per aziende e lavoratori che si occuperanno dello smantellamento.

Negli ultimi giorni, dopo che la Carnival ha fatto sapere di aver prenotato con 30 milioni di spesa la Vanguard, enorme nave semi sommergibile in grado di ‘imbarcare’ la Concordia per spostarla dall’Isola del Giglio, alle ipotesi di Piombino, Civitavecchia e Palermo si è aggiunta quella di Smirne in Turchia. Dove la demolizione costerebbe assai meno che in Italia. A scapito naturalmente della sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente circostante. Di fronte a quest’ultimo scenario, è arrivata la replica: “Io so solo tre cose – avverte Gabrielli – che la nave è un rifiuto; che la Regione Toscana che è competente deve ancora dare le autorizzazioni; e che le indicazioni del governo Monti sono state mantenute dall’attuale esecutivo. Poi sull’intera operazione vigila un commissario”.

Le indicazioni del governo sono quelle del porto più vicino, cioè Piombino. E il commissario altri non è che il presidente toscano Enrico Rossi. Pronto a sua volta ad avvertire: “Vorrei precisare una volta per tutte: la Concordia, che ancorché raddrizzata resterà fino all’estate davanti al porto del Giglio, è definita tecnicamente, in base alla normativa in vigore, un ‘rifiuto’ e in quanto tale l’autorizzazione per la rimozione spetta per competenza alla Regione Toscana e non ad altri enti. Noi stiamo lavorando per adeguare il porto di Piombino in modo che possa accogliere la Concordia. E poi tutte le altre navi da rottamare, in applicazione del nuovo regolamento europeo che prescrive, a partire dal 2015, lo smantellamento del naviglio europeo in porti adeguatamente attrezzati”.

Anche il governo Letta, con il sottosegretario ai trasporti Erasmo D’Angelis, ribadisce la sua posizione: “Per noi il punto di partenza resta l’applicazione della direttiva europea che prevede lo smaltimento dei relitti di quella stazza nel porto più vicino fra quelli adeguati a farlo. Mappe alla mano, è Piombino”. Sembra una esplicita risposta al presidente laziale Nicola Zingaretti che, poche ore prima, aveva avanzato questa ipotesi “ecumenica”: “Siamo pronti e disponibili, ascoltando le Regioni, anche ad avanzare una proposta italiana, che tenti insieme alle altre Regioni di costruire un’offerta appetibile per chi poi alla fine, gli imprenditori, dovrà prendere una decisione”.

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