Rosiconi. Come definire altrimenti nani politici come un Tajani o una Schlein che per un 19% alle elezioni venderebbero le madri allo Stato Islamico e poi sputano sull’88% di un gigante come Putin? Allora meno male che Matteo c’è, e rivolto a rosiconi vecchi e nuovi dice chiaro e forte: «Vozbyi eto!» (tiè, ciapa lì!). E dal palco della Piazza Rossa un bel «super-tiè» gigante a tutto l’occidente l’ha lanciato a sua volta lo stesso Vladimir. Ma lui non è tipo che si accontenta: se denazificando Donbass e Crimea ha fatto meglio di Lukashenko che alle libere elezioni di Bielorussia del 2020 si fermò all’80%, per battere Bashar al-Assad che nel 21 ha fatto il 91%, Vladimir dovrà almeno nazificare il resto dell’Ucraina mentre per battere il record assoluto di Kim Jong-un col suo 99%, una, due testatina tattiche sulla Polonia prima o poi tocca che ce le butta. Sia come sia Putin ha dato al mondo una bella lezione di democrazia: elezioni trasparenti (le urne erano tutte rigorosamente in plexiglass), libertà di stampa (la carta ed i caratteri nessun ci mette zampa), massimo rispetto per l’opposizione anche più intransigente (la salma di Navalny è stata puntualmente restituita alla famiglia). Ed è bello poterlo dire: sulla sua scia piccoli Putin crescono; e non mi riferisco solo a leader famosi come Erdogan, Modi o Marcos Junior… a seguire l’esempio russo dell’uomo forte sì, ma sempre rispettoso delle urne, sono anche piccoli Stati, magari poco noti ma strategici sullo scacchiere indo-pacifico dove si giocherà la finale Occidente contro il resto del mondo.

Penso alla Repubblica di Papua Mezza Guinea dove il Presidente Omobono Marputo 2° ha appena stravinto le presidenziali per la 19° volta: leader indiscusso del PCI (partito cannibale indigeno) a inizio campagna elettorale Marputo 2° aveva cavallerescamente invitato a cena il leader dell’opposizione James Niu Dadae, scomparso poi nel nulla e quindi escluso per abbandono. Altra magnifica vittoria quella del Premier di Isla Negra, il satanista Orazio Weyihoo che alle elezioni che durano tre giorni ammette anche i dissidenti, però li impala; e poiché per tirare definitivamente le cuoia quelli ci mettono in media 3 giorni, si può ben dire che il confronto politico resta vivo fino a chiusura seggi. Dittatura democratica anche quella nell’Atollo Darwin dove al governo è un Premier espresso dal PdC (Partito dei Coprofagi), loro non tappano mai la bocca a nessuno, il problema è semmai che nessuno può tapparla a loro.