A gennaio il Distretto aerospaziale campano annunciava nuovi piani di espansione grazie alla presenza di otto grandi aziende, undici centri di ricerca e 125 Pmi.

Tra i player di maggior peso Dema spa: nata negli anni ’90, l’impresa di progettazione e produzione di parti di velivoli è cresciuta fino a contare impianti in Tunisia, Canada, Campania e Puglia. Adesso rischia la chiusura.

La crisi è iniziata nel 2013, quando la società ha aperto una procedura di concordato preventivo per ridistribuire negli anni un debito di circa 100milioni di euro, avviando transazioni fiscali con l’Inps e con l’erario. Le banche hanno chiuso i rubinetti ma Dema è andata avanti con la cassa corrente, sopportando anche i ritardi nei pagamenti dei clienti: se il fatturato fino a due anni fa era di circa 70-80milioni all’anno, nel 2015 si è ridotto a circa 50milioni.

Oggi restano tre siti: Somma Vusuviana nel napoletano, Paolisi nel beneventano e Brindisi per un totale di 800 dipendenti. I 138 pugliesi sono in cassa integrazione per la contrazione delle forniture all’Agusta Westland (gruppo Finmeccanica), che ha deciso di internalizzare le commesse del programma AW139 (cabine e travi di coda). Il sito di Montreal è stato chiuso a causa dell’internalizzazione da parte del gruppo canadese Bombardier delle commesse per l’aereo commerciale Cseries.

Male anche in Campania per i tagli alle forniture Alenia (ancora gruppo Finmeccanica): chiusa la sede di Pomigliano d’Arco, l’azienda ha chiesto, su 587 dipendenti, il licenziamento per crisi di 99 tra dirigenti, impiegati, quadri e operai. La procedura potrebbe scattare il prossimo quattro marzo.

E’ solo il primo passo, il successivo è la cessione della Dema alla Seri spa dell’imprenditore casertano Vittorio Civitillo: attivo nel settore immobiliare, nel recupero delle batterie esauste e stampa materiale plastico (dieci impianti in Italia, due in Francia, uno in Usa e uno in Cina, due di prossima apertura in Polonia e Marocco), 679 dipendenti in totale, ma senza alcuna esperienza nel settore aerospazio.

Mercoledì c’è stato un tavolo al Ministero dello Sviluppo economico, lunedì è previsto un nuovo round: la Sari sarebbe intenzionata a creare una nuova società acquisendo il 60% di Dema, i 99 a rischio mobilità dovrebbero rimanere in Dema (in cassa integrazione straordinaria a zero ore) con l’impegno a essere riassorbiti se dovessero arrivare tempi migliori. I sindacati confederali chiedono di tenere tutti i lavoratori, inclusi i 99, nella newco attraverso i contratti di solidarietà, senza alcun cambio di missione industriale.

Nelle relazioni seguite ai tavoli al Mise viene tirata in ballo Finmeccanica come interlocutore nella partita Dema, ma per adesso nessuna mano tesa dal gruppo pubblico: «La nuova policy Finmeccanica taglia i fornitori internalizzando le produzioni – spiega Vincenzo Argentato della segreteria provinciale Fiom di Napoli -. Dema è un’azienda affermata, più reggere sul mercato. Dall’impresa ci aspettiamo un atto di responsabilità e dalle istituzioni investimenti per tenere il settore in Campania».

A Pomigliano ci sono le origini dell’industria aeronautica italiana che, un pezzo per volta, rischia di sparire dalla regione: Alenia ha chiuso l’impianto di Casoria nel 2013 e ceduto lo scorso giugno quello di Capodichino all’Ati tech, rinunciando così alla pista per i collaudi.

Con la riorganizzazione in divisioni di Finmeccanica, il comparto militare è finito al Nord, insieme alla realizzazione velivoli. In Campania (Pomigliano, Nola) e Puglia (Grottaglie, Foggia) sono rimaste le aerostrutture cioè la parte meno importante e più soggetta alle tempeste di mercato.