Scelgono l’iconico Morpheus di Matrix le tute blu Gkn, per denunciare l’affossamento della “legge operaia” sulle delocalizzazioni, e la parallela approvazione dell’emendamento governativo che il Collettivo di Fabbrica giudica addirittura dannoso: “Non si tratta di una norma anti delocalizzazioni, anzi con questa legge ci avrebbero già chiuso”.
Non si fermano quindi le polemiche, all’indomani del voto in commissione bilancio del Senato che ha dato il via libera all’emendamento battezzato “Orlando-Todde-Giorgetti”. Con il voto contrario delle destre (Fi-Lega-Fdi), del Pd e anche di Vasco Errani di Leu, la commissione ha invece respinto l’emendamento con il disegno di legge redatto da un gruppo di giuristi progressisti, approvato dall’assemblea operaa, e ben più efficace per contrastare la chiusura delle fabbriche da parte della multinazionale di turno.
Dall’opposizione parlamentare al governo Draghi si fa sentire Nicola Fratoianni di Sinistra italiana: “La norma approvata è solo una grande presa in giro, non serve né a prevenire né a impedire alcuna delocalizzazione. Licenziare diventa una mera questione di soldi e bon ton, e con un minimo aumento delle indennità passa il messaggio che i licenziamenti te li puoi comprare, delocalizzando come e quando vuoi”.
Lo stesso presidente toscano Eugenio Giani, alla vigilia del voto, aveva ammesso che l’emendamento governativo, pur ritenuto “un passo avanti” nella discussione sulle delocalizzazioni, era carente su tutta una serie di questioni: “In particolare – aveva osservato il dem Giani – credo vada posta l’attenzione sulle potenziali implicazioni dell’emendamento per quanto riguarda il diritto dei lavoratori a difendersi attraverso norme contrattuali, o facendo ricorso alla magistratura”.
Anche l’ex parlamentare pentastellato Matteo Mantero, oggi in Pap e primo firmatario in Senato della “legge operaia”, non le manda a dire: “Va notato il silenzio di Confindustria sull’emendamento del governo – puntualizza – che nei fatti accoglie tutte le sue richieste. E anche dove si prevede un piano per la mitigazione degli effetti sociali della delocalizzazione, per l’impresa ci sarebbe una multa ridicola di 3.300 euro a lavoratore”.
Più in generale l’inazione di governo e maggioranza, sul tema cardine della transizione ecologica nel comparto automobilistico, allarma sempre più la Fiom Cgil, che con Michele De Palma e Simone Marinelli è esplicita: “Si sta perdendo l’ennesima possibilità di rilanciare il settore promuovendo una mobilità sostenibile, rinnovando le flotte pubbliche e private con veicoli ecologici prodotti nei nostri stabilimenti. Siamo l’unico Paese europeo che non ha un piano di politica industriale e incentivi per il rinnovo del parco circolante, quando invece occorre incentivare la ricerca e lo sviluppo, l’acquisto di auto elettriche ed ecologiche, e la trasformazione della produzione di componenti e veicoli, in cui sono occupati più di 300mila metalmeccanici”.