Sotto la spinta delle mobilitazione dei lavoratori – in testa la lotta straordinaria della Gkn e della Whirlpool di Napoli – e dei sindacati, il governo accelera sul decreto antidelocalizzazioni. Il testo è praticamente pronto ed è stato inviato a palazzo Chigi con Draghi che lo valuterà e deciderà se portarlo in consiglio dei ministri appena dopo la pausa di ferragosto.

È stato scritto a quattro mani dal ministero del Lavoro e dal Mise: lanciato dalla viceministra Alessandra Todde (M5s) che gestisce le crisi aziendali, è stato poi modificato dal ministro Andrea Orlando (Pd) per la competenza sugli ammortizzatori sociali. L’obiettivo è renderlo effettivo anche per le tante crisi in corso, scatenate dal via libera ai licenziamenti dal primo luglio che ha permesso a molte multinazionali – quasi tutte del settore automotive alle prese con la elettrificazione come l’ultimo caso: la Timken di Brescia con i suoi 106 dipendenti, mentre a rischio secondo Michele De Palma della Fiom ci sarebbero anche «la Bosch di Bari e la Vitesco di Pisa e Pratola Serra di Stellantis» – di annunciare la loro fuga dall’Italia.

IL TITOLO DEL DECRETO è «Misure urgenti in materia di tutela dell’insediamento dell’attività produttiva e di salvaguardia del perimetro aziendale». Si ispira alla legge Florange del 2014, dal nome della città francese in cui Mittal chiuse uno stabilimento, provocando la reazione dell’allora presidente Hollande. Diversamente dal provvedimento di Di Maio nel decreto Dignità del 2018 che salvaguardava i marchi italiani, l’obiettivo è rendere più difficili le delocalizzazioni prevedendo multe per le aziende che se ne vanno dall’Italia senza problemi di bilancio e fatturato, ma solo per sfruttare un costo del lavoro più basso e avendo intascato incentivi statali.

La differenza principale con la legge francese è il tetto di dipendenti a cui si applica: se la legge Florange valeva solo sopra i mille dipendenti, il decreto italiano punta a valere per le aziende sopra i 50-100 dipendenti. La ragione è presto detta: tutti i casi di delocalizzazioni di questo mese e molti dei precedenti – a partire da Whirlpool Napoli – sono per aziende con poche centinaia di dipendenti.

Come detto, la normativa sarebbe applicabile nei casi di vertenze in corso perché – pur non essendo retroattiva – vale per le aziende ancora aperte. Di qui deriva anche la fretta per l’approvazione: nel caso di Whirlpool Napoli la procedura di licenziamento collettivo è già partita e ci sono 75 giorni di tempo prima che partano le 350 lettere di licenziamento per gli attuali dipendenti di via Argine.

LA NORMA DI PIÙ FORTE impatto riguarda la multa che l’azienda che non rispetta le regole dovrebbe pagare: fino al 2% del fatturato, che per le multinazionali equivarrebbe a milioni di euro.

In più sarà previsto la restituzione di ogni incentivo statale – erogato dal Mise – avuto negli ultimi 5 anni, più interessi.

L’ALTRA GRANDE NOVITÀ riguarderebbe le tempistiche dell’addio all’Italia. Le aziende dovrebbero comunicarlo 6 mesi prima e per 3 mesi dovrebbero cercare un acquirente per la reindustrializzazione.

La vergogna delle ultime delocalizzazioni – a partire dalla Gianetti Ruote in Brianza, la prima ad annunciare la chiusura a pochi giorni dallo sblocco dei licenziamenti – si è concretizzata nella comunicazione tramite messaggio Whatsapp o email ai dipendenti come fulmine a ciel sereno – in Brianza il sabato precendete i 150 dipendenti stavano facendo «straordinario» – e nel rifiuto di qualsiasi ammortizzatore sociale, peraltro ora gratuito con la cig Covid. Se le pressioni della viceministra Todde dovrebbero convincere Gkn e Gianetti a richiedere almeno le 13 settimane ora previste, con l’entrata in vigore del decreto antidelocalizzazioni l’uso degli ammortizzatori sarà obbligatorio così come la trattativa con i sindacati. Mentre l’azienda d’ora in poi sarà tenuta ad avvertire della volontà di addio prima le istituzioni, e non i lavoratori.

IL GRANDE INTERROGATIVO riguarda il parere di Mario Draghi. Il presidente del consiglio ha accennato più volte ad interventi ma non ha ancora mantenuto le promesse, a partire da quella fatta agli operai Whirlpool Napoli di contattare direttamente il board della multinazionale americana degli elettrodomestici.

Draghi sarà d’accordo ad un intervento così duro? Difficile dirlo, bisognerà attendere qualche settimana.