Nel poscritto alla seconda edizione del Capitale, il vecchio Marx ironizzava su quegli intellettuali del suo tempo che «si compiacevano di trattare Hegel come un cane morto». Questa similitudine viene spesso richiamata per il trattamento che in seguito, dopo il Novecento, è stato riservato a Marx stesso, almeno fino alla crisi di sovrapproduzione tornata a dimostrare la fondatezza delle sue teorie.

Ma a dire il vero nel senso comune l’effetto «cane morto», nei confronti di Marx, non è prodotto solo dall’intenzionale avversità politica. È anzi forse più spesso l’esito involontario di alcune forme di “marxismo”. Più banalmente, dell’imbalsamazione nel culto ideologico, vuota e rituale. Ma spesso è anche effetto di una ricezione meramente culturale, più o meno consapevolmente autosegregata in confortevoli torri d’avorio intellettuali. Queste due tendenze restano entrambe ben lontane da una concreta attualizzazione politica del pensiero di Marx. Ma è proprio quest’ultimo il fine necessario di quella teoria, che poneva se stessa come prassi fin dall’undicesima tesi su Feuerbach.

A UN FINE ATTUALIZZANTE e pratico è stato indirizzato invece, meritoriamente, il convegno tenuto in occasione del bicentenario del 2018 nell’Università di Roma 3, di cui da poco sono stati pubblicati gli atti: Il sogno di una cosa. Karl Marx duecento anni dopo, a cura di Donatello Santarone, per i «Quaderni di Articolo 33» delle Edizioni Conoscenza. “Atti di convegno” che non devono intimorire il lettore non accademico. Fin dalla prefazione del curatore si può infatti leggere l’intento di portare Marx a un pubblico vasto, seppure ben centrato: innanzitutto agli studenti universitari (in particolare di Scienze della Formazione, il dipartimento ospitante) e ai docenti scolastici (presenti al convegno tramite l’associazione Proteo Fare Sapere), due versanti del sistema dell’istruzione che evidentemente possono rappresentare, negli auspici degli organizzatori, i “quadri” più efficaci a propagare ulteriormente l’insegnamento marxiano.

L’enfasi sull’attualizzazione pratica del pensiero di Marx, posta da questo convegno, si coglie fin nella platea degli interventi. Qui figurano, infatti, tanto docenti universitari quanto saggisti e dirigenti di ambito sindacale e politico. Se la prima parte del volume annovera i nomi di Michele Prospero, per un ampio saggio circa la riflessione marxiana sullo Stato e l’organizzazione del proletariato in partito, e di Stefano Petrucciani, che si interroga invece sul possibile significato attuale della categoria dialettica di «classe dominante» – la prima parte, dicevamo, è però aperta dai contributi di Paolo Ciofi, Vladimiro Giacché e Dino Greco. Il primo introduce alla nozione di capitale come rapporto sociale, e di qui alle più essenziali categorie marxiane; Giacché tratta della globalizzazione finanziaria quale forma attuale del marxiano capitalismo “monetario”, o “usuraio”, in cui l’apparente autovalorizzazione del denaro trova la sua massima manifestazione feticistico-illusionistica; Greco, facendo appello a una nuova conflittualità sindacale, propone invece un’analisi di fase in cui il nome del filosofo è assente, ma i suoi strumenti analitici sono ampiamente operanti.

La seconda parte del volume è poi aperta dall’intervento di Gennaro Lopez, sull’attuale epoca «digitale» del capitalismo, seguito dalla testimonianza postuma di Giorgio Nebbia sulle connessioni marxiane ai temi ambientalisti. Passando al versante umanistico, Donatello Santarone introduce invece alla cultura letteraria ampia e cosmopolita del “Moro di Treviri”, leggendola in rapporto alla nozione goethiana di Weltliteratur (letteratura mondiale), mentre chiudono il volume i contributi di Carmela Covato, Edoardo Puglielli e Lelio La Porta, che si occupano, rispettivamente, del rapporto tra marxismo e femminismo, delle basi del materialismo storico quale metodo storiografico, e della concretissima preparazione di un’unità didattica scolastica sulla filosofia marxiana.

NEL VOLUME l’opera di Marx è dunque presentata nella forma della “cassetta degli attrezzi”, offerta alla produzione di senso critico, persino di iniziativa politica, nello scenario degli attuali rapporti sociali. Segnati dall’economia politica sempre più astratta dalle istituzioni rappresentative, dalla globalizzazione dei rapporti di produzione, dalla frammentazione contrattuale nazionale, dalla pervasività della mercificazione, tutte analizzate dagli interventi. Alcuni dei quali si spingono, esplicitamente, ad auspicare una rinnovata organizzazione di classe, nella forma del partito. Quest’ultimo risulta mancare all’appello, ma non di meno necessario.