Un teatro museificato si manifesta nell’ironico prologo di Avremo ancora l’occasione di ballare insieme, quasi a esorcizzare la paura per la perdita, davvero subita nei lunghi mesi di pandemia, e a sottolinearne l’incalcolabilità temporale. Nato proprio nel periodo di chiusura dei teatri, il nuovo spettacolo del duo Deflorian/Tagliarini (in scena al teatro Argentina fino al prossimo 24 ottobre) gioca col tempo per indagare l’essere attore, la propria soggettività in relazione con l’altro e il personaggio e disvelare il processo di consapevolezza compiuto in 30-40 anni di palcoscenico. Una riflessione autobiografica per la quale trovano il pre-testo ispirandosi a Ginger e Fred di Fellini, di nuovo un tuffo nella cinematografia d’autore dopo Deserto rosso di Antonioni.

E COME per quest’ultimo che rivelava con Scavi non un’appendice ma il succo del lavoro, in questo 2021 Daria Deflorian e Antonio Tagliarini con Sovrimpressioni_Roma (nei giorni scorsi al Teatro India) consegnano la sintesi della loro ricerca, attraverso un meccanismo diacronico che arriva all’invecchiamento e alla sovrapposizione con i due protagonisti felliniani, Amelia e Pippo. Forse da quel tempo sospeso del blocco, per Avremo ancora si confeziona invece un complesso svolgimento sincronico con una triplice coppia in azione sulla scena – a distinguere le diverse stagioni di vita – su un doppio fronte. L’impianto spaziale presenta sul fondale un sipario chiuso – a segnare il passato – con un immaginario pubblico in attesa dello spettacolo, che rimbalza continuamente su quello reale in sala che allo spettacolo sta partecipando.
E ne gusta le melanconiche sottigliezze di un rimando al vecchio repertorio del duo. Uno spettacolo sussurrato come un flusso di coscienza, da cui a tratti sprizza la verve vocale di Monica Demuru.