Ai gufi come l’ex ministro Pd Stefano Fassina secondo il quale il Def preannuncia «meno Pil, meno occupati, più debito», il presidente del Consiglio Renzi (Pd) ieri ha voluto dimostrare di avere trovato le coperture per il taglio dell’Irpef e gli 80 euro nelle buste paga di 10 milioni di lavoratori dipendenti da fine maggio. Per Renzi gli 80 euro al mese in arrivo non andranno a risparmio ma verranno spesi dai dipendenti per la famosa «serata in pizzeria» delle maestre o «per gli zainetti dei figli». Peccato che la scuola sia quasi finita per Pasqua Federconsumatori prevede un crollo dei consumi del 13% rispetto al 2013. Staranno aspettando gli 80 euro.

Tutti, o quasi, perché il tesoretto non andrà a beneficio di precari, disoccupati o lavoratori autonomi, i grandi assenti in questa operazione che il governo ci tiene a far passare come un’operazione di redistribuzione. Quasi un terzo della forza lavoro attiva, più o meno diversamente occupata rispetto allo standard del lavoro dipendente prescelto, non avrà nessun bonus da investire in una serata diversa. La soddisfazione del presidente del Consiglio deriva anche dal modo in cui finanzierà i 10 miliardi di euro necesari: 4,5 miliardi di euro provenienti dalla «spending review», cioè dai tagli sulla sanità (1 miliardo sulle «spese che eccedono i costi standard», ma ancora non si sa chi e cosa colpiranno le sue forbici); 2,2 miliardi di euro verranno dall’aumento del gettito dell’Iva pagata sulla restituzione del debito della pubblica amministrazione, poi dall’aumento al 26% della tassazione sulla rivalutazione delle quote delle banche in Bankitalia.

La gran parte di queste entrate sono tutte da dimostrare, ma basta l’annuncio per promuovere la convinzione che i risultati siano verosimili. Più critica Confindustria che ha già incassato il decreto Poletti, ma è incontentabile: la riduzione dell’Irap al 10% «è troppo timida». Susanna Camusso (Cgil) si dice soddisfatta per gli 80 euro ai dipendenti, non cita autonomi o precari, aspetta di sapere cosa uscirà dal cilindro della spending review. Per Bonanni (Cisl), invece,non ci sono provvedimenti per lo sviluppo.

A rafforzare l’impressione che il salto nel cerchio di fuoco è riuscito a Renzi, ieri mattina è arrivato il favore dell’ Fmi che si raccomanda, non c’era alcun dubbio, «sulla riduzione dei costi del lavoro» e dalla Commissione Ue che ha «preso nota» del Def, soprattutto per quanto riguarda il «decreto Poletti» che precarizza tutto il precarizzabile nei contratti a termine e ha ricordato al ministro dell’Economia Padoan che l’Italia deve raggiungere il pareggio per ridurre il debito ed essere in linea con le regole europee. Il testo del Def , discusso alla Camera il prossimo 17 aprile, sarà inviato a Bruxelles entro il 30 aprile e si regge su una scommessa: lo slittamento del pareggio strutturale al 2016.

Una decisione che non è stata, ancora, contestata da Bruxelles che già oggi lo ritiene insoddisfacente. C’è inoltre la speranza che le privatizzazioni (0,7% del Pil, nel piano c’è la cessione di quote da Eni o Grandi Stazioni) riducano il debito pubblico al 134,9% nel 2014, una quota da circa 12 miliardi di euro che dovrebbe servire a ridurre il debito pubblico. Una goccia nell’oceano rispetto a quanto richiesto dalla Commissione Ue: dal 2016 l’Italia dovrà tagliare e privatizzare per 50 miliardi all’anno fino al 2036.Il cerchio di fuoco si allarga, la crescita balbetta, c’è la disoccupazione. Però che soddisfazione: 80 euro al mese.