Decreto Salvini bis, una cinica fake news costruita ad arte
L’ultima di Salvini è il decreto sicurezza bis. È un’altra mano nel poker pre-elettorale con M5S. A sentir lui, il decreto legge è già praticamente in Gazzetta ufficiale. Invece, Conte […]
L’ultima di Salvini è il decreto sicurezza bis. È un’altra mano nel poker pre-elettorale con M5S. A sentir lui, il decreto legge è già praticamente in Gazzetta ufficiale. Invece, Conte […]
L’ultima di Salvini è il decreto sicurezza bis. È un’altra mano nel poker pre-elettorale con M5S. A sentir lui, il decreto legge è già praticamente in Gazzetta ufficiale. Invece, Conte dovrebbe rifiutarsi di mettere la proposta in odg, e il capo dello Stato dovrebbe negare l’emanazione.
Una prima ragione. Il testo comparso sulla stampa è viziato da manifesta incostituzionalità. Indirizzandosi essenzialmente a ong, migranti e ordine pubblico, non ha i requisiti di necessità e di urgenza. Le vere emergenze sono altre, come ha testimoniato a Napoli il grave ferimento di una bambina innocente in un agguato di camorra. Invece, proprio a Napoli la norma assegna 500 unità delle forze armate per le Universiadi, e vale solo per la durata delle stesse. Poi, norme odiose prevedono – tra l’altro in violazione di norme internazionali che ci vincolano – multe per il salvataggio in mare.
Ancora, una stretta sul dissenso inutilmente aggrava, in chiave di repressione e in misura che giunge alla irragionevolezza, normative che già esistono sulla tutela dei pubblici ufficiali e sulle manifestazioni. Poi, com’è tipico negli stati autoritari, si concentrano competenze sul Viminale, segnatamente sottraendole al ministero delle infrastrutture, e violando l’art. 97 della Costituzione sulla PA.
Basta già questo a dire che il decreto bis è lontano dalla Costituzione. Ma si aggiunge un commissario istituito su proposta del ministro dell’interno per l’arretrato sui procedimenti di esecuzione delle sentenze di condanna divenute definitive. Significa una longa manus del ministro di polizia sulla libertà, che la Costituzione riserva al magistrato. Oggi è competente il pubblico ministero, secondo l’art. 656 cpp. Allo stesso ministro della giustizia spetta solo «l’organizzazione e il funzionamento dei servizi» (art. 110 Cost.). Il ministro dell’interno non è affatto contemplato, e a nulla vale richiamare lo «scopo di assicurare migliori condizioni generali della sicurezza pubblica». Perché allora non dargli una compartecipazione su tutta la giustizia penale? Basterebbe invece assegnare direttamente alle strutture giudiziarie le 800 assunzioni straordinarie a tempo determinato previste dal decreto.
Una seconda ragione. Per il dpcm 10.11.1993 (regolamento interno cdm) il ministro che vuole un provvedimento nell’odg ne fa richiesta al presidente, dopo aver acquisito concerti e intese. La bozza di decreto attesta il concerto dei ministri della giustizia e delle infrastrutture. È un concerto già acquisito, solo richiesto, o presunto? Per quali considerazioni Toninelli l’avrebbe dato? E che dire di Bonafede, che si preoccupa giustamente dei rimpatri, ma non sembra cogliere il problema che ha in casa con il commissario? Inoltre, nella specie «è comunque necessario il concerto … del Ministro per la funzione pubblica», che invece a quanto pare manca, insieme a quello della difesa per le 500 unità delle forze armate. Il presidente del consiglio è avvertito. Prima o poi dovrà pure smetterla di fuggire all’estero, e decidere un odg.
Nemmeno gli anni bui del terrorismo ci danno esempi di altrettanto manifesta incostituzionalità. Non a caso, il decreto interviene, aggravandola, anche sulla legge 152/1975 (cd legge Reale). M5S, che si è già macchiato di colpe gravi sulla libertà di stampa – con l’offensiva contro alcuni giornali precisamente individuati, tra cui questo – e radio radicale, deve chiudere la porta senza se e senza ma, se vuole mantenere un qualche legame con l’opinione pubblica progressista che pure esiste nel paese.
Dal consiglio dei ministri nemmeno una presa d’atto, una condivisione di obiettivi, o altro. E se M5S sbagliasse per attaccamento alle poltrone, Mattarella non dovrebbe emanare il decreto nella stesura fin qui nota. Non basterebbe una lettera censoria di accompagnamento. Salvini sa che la strada è probabilmente senza uscita. Ma per lui è persino meglio poter dire che altri hanno messo i bastoni tra le ruote. Conta lo spot, da magnificare attraverso la sua personale macchina di propaganda, potente anche dopo la chiusura di pagine truffaldine da parte di Facebook. Una fake news cinicamente costruita ad arte.
Il paese di Salvini non lo vogliamo. Abbiamo applaudito il cardinale Krajewski che ha riattaccato la luce. Se il decreto bis andrà avanti, dovremo sperare che il popolo sovrano la stacchi a Palazzo Chigi, o almeno al Viminale.
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