Destreggiarsi tra gli equilibrismi finanziari del governo non è facile. Ieri sera il consiglio dei ministri si è riunito per varare il primo dei due scostamenti in programma e per varare il dl Ristori-ter da 1,4 miliardi, ma potrebbe arrivare a 2. Il 26 novembre, subito dopo il voto del parlamento sullo scostamento, sarà varato il Ristori-quater. Il terzo dl serve a coprire i sussidi per le Regioni che hanno cambiato colore nelle ultime settimane e per anticipare ai sindaci i fondi per le «esigenze alimentari». Sarà coperto con gli eterni «avanzi degli stanziamenti precedenti».

Il quarto, con una copertura tra i 6 e gli 8 miliardi, dovrebbe servire essenzialmente al rinvio delle scadenze fiscali (saldi del 30 novembre, contributi e ritenute del 16 dicembre, Iva del 27 dicembre) per le imprese con fatturato fino a 50 milioni che abbiano perso almeno il 33% del fatturato nel primo semestre 2020. La definizione della platea interessata è stata oggetto di uno scontro surriscaldato tra LeU, che chiedeva criteri più stretti, e il renziano Marattin. Il calcolo dovrebbe essere fatto sul confronto tra i primi 6 mesi del 2019 e del 2020 per la scadenza di novembre e tra il novembre di quest’anno e quello dell’anno prossimo per quelle di dicembre.

In gennaio, arriverà un nuovo grosso scostamento, che il governo continua ufficiosamente a quantificare in 20 miliardi ma che probabilmente sarà più alto, tra i 25 e i 30, destinato a fronteggiare le emergenze provocate dalla pandemia, sostenendo o «ristorando» le categorie colpite. «Sarà l’ultimo scostamento per concludere questa fase di aiuti», promette Gualtieri. Ma è un auspicio non una vera certezza. È impossibile prevedere oggi quale sarà la situazione nella prossima primavera e in realtà neppure prevedere quali saranno le necessità in gennaio. Il governo tuttavia già prevede di poter «liberare» 3,8 miliardi già stanziati nella manovra per il Covid, da destinare ad altri usi essendo quella spesa già coperta dallo scostamento 2021. Verrebbero in parte adoperati per aumentare il fondo a copertura degli emendamenti del parlamento alla legge di bilancio, per ora limitato a 800 milioni.

Difficile evitare la sensazione di trovarsi di fronte a una serie vertiginosa di giochi di prestigio. La prova, del resto, è proprio nelle peripezie dei vari dl Ristori. Giovedì il viceministro Misiani aveva annunciato che lo scostamento sarebbe servito a coprire le spese dei 2 dl Ristori già varati e in effetti, nei vertici di maggioranza dei giorni scorsi, il governo aveva detto chiaramente che i fondi per coprire quei due decreti non c’erano. Sono ricomparsi ieri con un colpo di bacchetta magica. Anzi, per la prima volta nella storia lo scostamento potrebbe non implicare nuovo deficit. «Al netto dei dl Ristori 1 e 2 e anche col miliardo e 400 milioni che metteremo nel terzo decreto, nonché scontando il rallentamento, siamo sotto al deficit di 10,8 miliardi previsto nel rapporto deficit/Pil di circa 6 miliardi.

Questo perché abbiamo avuto maggiori entrate, minori uscite per la Cig e grazie alla forte ripresa del terzo trimestre, spiega il ministro. Il primo Ristori è passato dai 2 miliardi inizialmente previsti a 5, il secondo si aggira sui 2,5, il terzo starà tra 1,4 e 2 miliardi , il quarto dovrebbe essere in una forbice tra i 6 e gli 8. La legge di bilancio, con il suo deficit di 22 miliardi, dovrebbe destinare 4 miliardi alle spese anti Covid, di fatto ai decreti. Dunque potrebbe figurare una spesa tra i 10 e i 12 miliardi imprevista e che non richiede deficit. Più vicina alla magia che alla semplice abilità.

Su legge di bilancio e scostamento si misura l’avvicinamento tra Fi e maggioranza. Dopo l’incontro di giovedì con la capogruppo azzurra Gelmini e la forzista Polverini, Gualtieri parla di «dialogo responsabile». Ma l’ipotesi di un relatore forzista di minoranza è sfumata per l’opposizione del premier e dei 5S ma anche perché la stessa Fi ha preferito evitare un passo che avrebbe inasprito ulteriormente i rapporti con la Lega. Ci sarà invece un tavolo di consultazione sulla manovra maggioranza-opposizione.

Salvini, a sua volta, ha tolto dalla pregiudiziale di costituzionalità il passaggio contro la norma che fa scudo a Mediaset dalla scalata di Vivendi. Anche se probabilmente alla fine Fi voterà lo scostamento, almeno per ora la rottura a destra sarà evitata. «Il centrodestra è il nostro orizzonte a tutti i livelli. Far vincere un centrodestra liberale ed europeo è il nostro compito storico», chiarisce Berlusconi. Se non pace, almeno armistizio.