Sindaco non più sospeso ma appeso, questa è la nuova definizione che Luigi de Magistris ha coniato ieri per definire il suo status di primo cittadino di Napoli in attesa della decisione del Consiglio di Stato, prevista per il 20 novembre: sospeso dal prefetto il primo ottobre in applicazione della legge Severino, dopo la condanna in primo grado a 15 mesi per il processo Why not; reintegrato il 30 dal Tar campano, che ha rimandato la norma alla Corte costituzionale; appeso al ricorso fatto dall’associazione Movimento difesa del cittadino contro la sospensiva della sospensione decisa dal Tar, a cui si è aggiunto il ricorso del governo inoltrato dal prefetto e dal ministro dell’Interno. Soddisfatto il legale dell’associazione, Gianluigi Pellegrino: «È stato necessario il nostro ricorso per indurre ministero e prefettura a fare ciò che avrebbero dovuto annunciare da subito: il ricorso al Consiglio di stato perché venga ripristinata l’applicazione uguale per tutti e su tutto il territorio nazionale della legge Severino, già applicata in decine di casi e ritenuta legittima dai giudici amministrativi e ordinari».

Il procedimento per verificare la legittimità costituzionale di due articoli della Severino (10 e 11) intanto procede presso la Consulta. «Tutto è legittimo ma trovo un po’ curioso questo appello perché mira esclusivamente a togliere il sindaco dalla poltrona. Mi fa assomigliare a un sacco di patate» commentava ironico de Magistris, durante la prima seduta del consiglio comunale da quando è rientrato nelle sue funzioni. La battaglia legale prosegue anche al tribunale di Roma, dove il sindaco ha presentato appello contro la condanna per abuso d’ufficio per il processo Why not.

Sul tema della legge Severino è intervenuto anche il nuovo presidente della Corte costituzionale, Alessandro Criscuolo: «Credo sia meglio che il parlamento intervenga prima del giudice. Una questione di legittimità costituzionale è indice di un difetto di legittimità di una norma di legge, quindi, se il parlamento interviene credo sia un fatto positivo. Sulla retroattività delle norme poi vi è una ricca giurisprudenza della corte». Criscuolo è stato difensore di de Magistris quando, pm a Catanzaro, finì sotto procedimento disciplinare al Csm per la conduzione delle inchieste Why not, Poseidone e Toghe lucane.

La battaglia tra il governo e il sindaco di Napoli via carta bollata prosegue anche sul fronte Bagnoli, dove però è de Magistris che minaccia il premier Renzi: «Ho dato mandato formale all’avvocatura del comune di esperire tutte le azioni presso la regione, la Corte costituzionale, la giustizia amministrativa e quella ordinaria contro la norma. Impugneremo lo Sblocca Italia, faremo tutte le azioni giuridiche e politiche necessarie contro una legge incostituzionale, che espropria la città e apre la strada a stagioni buie». Fino a esortare il presidente del Consiglio: «Convoca il sindaco e il consiglio comunale, sfidaci sul terreno dell’ordinarietà e se non saremo bravi e capaci sarai tu a dirlo. Su bonifica e risarcimento abbiamo fatto uno degli atti più importanti, che non hanno fatto il sindaco di Taranto per l’Ilva, nè Venezia o Termini Imerese». Il riferimento è all’ordinanza del dicembre 2013, con la quale è stato intimato a Fintecna la rimozione della colmata e alla Cementir di Caltagirone la messa in sicurezza dell’ex cementificio.