I nuovi positivi in Campania ieri sono stati 3.103 (242 sintomatici) su 17.735 tamponi effettuati. Un nuovo record. I decessi sono stati 20 tra il 24 e il 28 ottobre, 265 i guariti. In terapia intensiva ci sono 164 casi, 21 più di mercoledì. I posti letto di intensiva in Campania (anche non Covid) sono 580. Critica la situazione delle degenze: sono 1.297 i posti Covid occupati su 1.500 attivabili. «Abbiamo una linea di contatto per l’ipotesi di ambulatori allestiti dall’esercito – ha spiegato ieri Antonio Postiglione, capo dell’equipe medica dell’Unità di crisi regionale -, tende per il pretriage in modo da liberare i pronto soccorso. Non possiamo aprire ospedali da campo senza nuovi operatori sanitari. La Protezione civile ci ha dato un elenco di 50 medici e 100 infermieri ma sono pochi. Stiamo reclutando con contratti straordinari, Co.co.co., pensionati, medici laureati abilitati».

DOPO LA CONVERSIONE completa o parziale di alcuni nosocomi (come il San Giovanni Bosco di Napoli trasformato in Covid hospital), i reparti accorpati per liberare personale, adesso per aumentare i posti letto si passerà alle convenzioni con le strutture private accreditate e religiose (come il Fatebenefratelli di Napoli e Benevento, Villa Betania a Napoli e Camilliani di Casoria). «Abbiamo già provveduto – prosegue Postiglione – ad allargare l’offerta con la sospensione dell’elezione, ma ora siano nella Fase 3». La Cgil attacca: «Ancora una volta con un atto amministrativo viene stravolto il Servizio sanitario regionale. Le case di cura convenzionate e gli ospedali classificati operano con personale ridotto all’osso, con un elevato numero di operatori risultati positivi. Inoltre, non vi è alcuna certezza sugli standard di sicurezza e non ci risulta che il personale, tranne rarissime eccezioni, sia adeguatamente formato».

LA RINCORSA AL VIRUS manda in crisi la rete ospedaliera. «Chiudere il reparto di Rianimazione del presidio ospedaliero di Cava dei Tirreni per dirottare il personale al Covid hospital di Salerno lascia senza assistenza un territorio di 52mila abitanti» commenta la Fp Cgil di Salerno. Al blocco delle prestazioni non urgenti nel pubblico, disposto il 18 ottobre, si somma lo stop alle cure nel privato convenzionato per l’esaurimento dei tetti di spesa: «A tutto questo si aggiungono i ritardi accumulati durante il lockdown di marzo e aprile – denuncia Fimmg -. Il risultato è una crescita esponenziale delle liste di attesa e l’aumento della mortalità per patologie croniche. Il sistema è sul filo del collasso, la qualità della salute dei cittadini campani era già tra le più basse d’Italia».

L’ANAAO ASSOMED critica le scelte della regione: «Le direttive del ministero dicono di separare gli ospedali Covid dai non Covid. Il Monaldi di Napoli di fatto è diventato semi Covid – spiega Antonio Rea -. Sono stati sottratti a due reparti 24 posti letto per dedicarli a chi è affetto dal virus. Si tratta però di una patologia ad alta contagiosità che potrebbe diffondersi nel resto della struttura. Privando l’utenza di un ospedale specializzato nelle patologie del cuore e del polmone». Al San Pio di Benevento ieri in Cardiologia sono risultati positivi 9 pazienti, un medico e 4 infermieri. Vincenzo Bencivenga, segretario regionale Anaao: «Mercoledì sono stati reclutati gli ultimi due specializzandi del terzo anno della regione, non ci sono più iscritti da assumere. Eppure ci sono 11mila medici in Italia che ogni anno non riescono a entrare nelle scuole di specializzazione per carenza di posti. In Campania, poi, il reclutamento è particolarmente difficile perché vengono proposti solo contratti a tempo determinato e Co.co.co».

TEMPO DI ATTESA 370 GIORNI: è quanto comunicato a un uomo con insufficienza renale cronica per una visita specialistica all’Asl di Napoli. Questo prima che bloccassero le prenotazioni. «Tagliare i servizi ambulatoriali significa lasciare che i casi diventino acuti, riversandosi poi nei pronto soccorso – spiega F. N., medico a Napoli -. Negli ospedali, per limitare i contagi, si fa lo stick rapido sul sangue capillare a chi arriva, se è negativo si accede al pronto soccorso, se c’è bisogno del ricovero si fa il tampone salivale, che è rapido. Il problema è che questi test non sono attendibili al 100% e può capitare che ti porti in reparto un positivo, con effetto domino sui ricoverati e sul personale sanitario. Hanno bloccato prestazioni ambulatoriali di specializzazioni che non servono per la cura del Covid. Perché? Così prima si crea il disservizio, si produce allarme e quindi si spalancano le porte ai privati. Chi può va a curarsi nel privato. Lo stesso sta succedendo coi tamponi: c’è chi fa debiti per farli rapidamente a tutta la famiglia nel privato. Chi non ha i soldi magari elude la sorveglianza sanitaria, soprattutto se lavora a nero e non si può permettere di stare a casa».

IL TAMPONE nei centri privati campani ha un costo tra i 60 e oltre 100 euro se viene effettuato a casa. Potere al popolo ha protestato con una serie di flah mob davanti alle strutture private per chiedere: «Test gratuiti se fatti su indicazione medica; prezzo calmierato; attivazione dei laboratori pubblici non utilizzati; più risorse per l’assistenza territoriale».