Uscito dall’ufficio Stefano Caldoro e non ancora entrato Vincenzo De Luca, la regione Campania è senza presidente. Ma, assicura il vincitore delle elezioni sul quale pende la sospensione prevista dalla legge Severino, «non c’è alcun vuoto di potere, le procedure di proclamazione dei nuovi organi regionali sono solo iniziate, non appena saranno concluse con la proclamazione del nuovo consiglio vi sarà il mio insediamento».
De Luca ha bisogno di ogni possibile intervallo burocratico per evitare di essere sospeso prima di poter nominare un vice presidente che dovrà sostituirlo durante la sospensione, consentendogli così di non perdere la poltrona. Matteo Renzi lo spalleggia, ritardando il decreto di sospensione malgrado si moltiplichino le diffide a compiere quello che è considerato un atto dovuto.
Il presidente del Consiglio sperava in una rapida soluzione positiva per l’analogo caso di Luigi de Magistris. Dopo la decisione della Cassazione che ha tolto alla giustizia amministrativa la competenza sull’applicazione della legge Severino, ieri davanti al Tribunale di Napoli si è svolta l’udienza per decidere la sorte del sindaco, anche lui condannato in primo grado e sospeso ma rimesso in poltrona dal Tar. I giudici ordinari si sono riservati di decidere nei prossimi giorni, e non ne restano molti a de Magistris che potrebbe andare incontro a una nuova sospensione il prossimo 28 giugno, 30 giorni dopo la decisione della Cassazione. A meno che per quella data il Tribunale non gli accordi una nuova «sospensione della sospensione» decidendo di rinviare alla Corte costituzionale – così come aveva fatto il Tar – la legge Severino.

Renzi se lo augura. Avrebbe così una giustificazione per il suo temporeggiare, potrebbe cioè far valere il precedente de Magistris per spiegare l’escamotage con il quale sta consentendo a De Luca di nominare la giunta. Una mossa molto azzardata, dal momento che il testo della legge Severino nonché tutte le sue precedenti applicazioni dimostrano come il consigliere condannato (e in questo caso il presidente) debba considerarsi sospeso dal momento della proclamazione. Ecco perché De Luca ha deciso di rimandare ad arte la formale assunzione dell’incarico, costringendo così Caldoro a lasciare la regione senza la tradizionale cerimonia del passaggio delle consegne.
De Magistris ieri ha detto di sperare in una decisione rapida del Tribunale. Nelle prossime ore nominerà il suo vice (o la sua vice) che dovranno sostituirlo nel caso i giudici dovessero pronunciarsi contro di lui. «Ho preso la mia decisione, devo solo comunicarla», ha detto il primo cittadino ieri sera. Intanto il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone si è tirato fuori dalla complicata vicenda, nella quale aveva tentato di coinvolgerlo il Movimento 5 Stelle con un esposto. «È fuori dalle nostre competenze», ha fatto sapere Cantone. red. pol.