Vincenzo De Luca contro tutti. Ieri l’Antitrust ha sancito l’incompatibilità tra la carica di sindaco di Salerno e l’incarico di sottosegretario alle Infrastrutture e ai trasporti in nome della legge per la risoluzione di conflitto d’interessi del 2004 e la legge per la stabilizzazione e lo sviluppo del settembre 2011. Un novembre nerissimo per il democrat De Luca, con una tegola dietro l’altra: l’inchiesta per il cantiere del Crescent, un enorme condominio privato proprio sul lungomare salernitano; il crollo di piazza della Libertà dove era in corso lo scavo di parcheggi privati; l’indagine della procura antimafia sul tesseramento del Pd cittadino e l’esito bulgaro del congresso locale a favore di Matteo Renzi; fino alle nuove accuse di corruzione e abuso d’ufficio nell’indagine scaturita dal crac del pastificio Amato. E da ieri è pure ufficialmente incompatibile.

Un pronunciamento scontato a cui De Luca si è opposto in ogni modo, fino a presentare il 25 novembre una memoria difensiva in cui chiedeva più tempo «per produrre documentazione integrativa», a partire dal fatto di non aver ricevuto alcuna delega, cosa che avrebbe impedito alla nomina a viceministro di perfezionarsi. Ma l’Agcm, presieduta da Giovanni Pitruzzella, ha giudicato la memoria tardiva, respingendola, ribattendo poi che nella creazione dei sottosegretari di Stato (figura ugualmente incompatibile) non è prevista alcuna preventiva attribuzione di deleghe. Per l’assunzione della carica è sufficiente il perfezionamento dell’atto di nomina e il successivo giuramento. In conclusione, De Luca «ha comunque assunto il relativo incarico di governo, incompatibile con la carica di sindaco del comune di Salerno». E’ possibile ricorrere al Tar entro 60 giorni dalla notifica o fare ricorso straordinario al Presidente della Repubblica entro 120 giorni ma la legge è chiara: i titolari di cariche governative non posso ricoprire la carica di sindaco in un comune con più di 5mila abitanti.

Tutto risolto? Neanche per sogno. Una nota del comune di Salerno diffusa ieri offriva un’interpretazione della delibera addirittura favorevole a De Luca: «Contrariamente a quanto riferito dall’Autorità, Vincenzo De Luca è viceministro e non sottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti. L’Autorità ipotizza un presunta incompatibilità fra la carica di Sindaco e la carica di sottosegretario […]A seguito della pronuncia dell’Autorità garante, è ormai chiaro che la presunta incompatibilità riguarderebbe una carica di sottosegretario che nessuno ha mai proposto a De Luca e che, ove proposta, non sarebbe stata accettata». Insomma la strategia sarebbe sgusciare tra le norme grazie alla distinzione tra sottosegretario e viceministro, una distinzione che secondo l’Agcm non è rilevante: «Il regime delle incompatibilità trova comunque applicazione, a prescindere dal fatto che non si sia concluso l’iter di nomina a Vice Ministro».

La querelle, che va avanti da maggio, rischia di aumentare la litigiosità di un governo sempre meno saldo, con le continue bordate di De Luca al suo ministro, Maurizio Lupi, e al premier e collega di partito Enrico Letta. Ieri Forza Italia chiedeva di calendarizzare con la massima urgenza la mozione dei propri senatori per dichiarare la decadenza di De Luca, accusando i democrat di doppiopesismo. Ugualmente duro anche il Pd sponda Cuperlo: la decadenza la chiedeva ieri anche il deputato campano Guglielmo Vaccaro, ma al Consiglio comunale; mentre Matteo Orfini si chiedeva «quanti danni deve ancora arrecare al Pd e al governo l’ingordigia di potere di Vincenzo De luca? È stato un errore nominarlo al momento della formazione del governo».

La polemica rischia di diventare fonte di imbarazzo per Matteo Renzi: dopo il tracollo di Bersani il sindaco di Salerno è diventato un suo grande sostenitore insieme al figlio Piero, ugualmente indagato per corruzione e abuso d’ufficio e atteso al congresso dell’otto dicembre tra i delegati che eleggeranno il prossimo segretario Pd.