Consiglio regionale della Campania, il presidente Vincenzo De Luca ieri ha fatto il suo discorso programmatico. «Uno degli obiettivi dell’azione di governo – ha spiegato – è Napoli. Senza la regione va a picco». E sulle dichiarazioni contro il governo: «Se ci sono tre ministri che fanno polemica con me io rispondo. I criteri per la divisione in zone dell’Italia sono una grande manfrina». Nei due passaggi alcuni degli elementi che rendono le comunali di Napoli della prossima primavera (Covid permettendo) un terreno minato.

DE LUCA VUOLE DIRE LA SUA in una città con cui ha sempre avuto un rapporto difficile. La campagna elettorale per la rielezione ha portato una parte dei consiglieri comunali a salire sul carro del governatore, il quale sta pensando a organizzare liste civiche per avere un peso personale nel prossimo consiglio. L’ideale, dal punto di vista di De Luca, sarebbe un candidato civico che non faccia ombra. Ma il progetto di De Luca non è il progetto del Pd metropolitano. Che, invece, guarda ai 5S per vincere a Napoli.

«Il presidente della regione negli ultimi due mesi ha condotto una guerra solitaria contro tutto e tutti. È più alla ricerca di nemici che di alleati» il commento ieri della capogruppo M5s in regione, Valeria Ciarambino. Questa è la seconda linea di faglia. Ai pentastellati, ma anche al Pd, non piace lo scontro frontale ingaggiato da De Luca con il governo. Anzi, la partita delle comunali si dovrebbe inserire in un quadro di rapporti che vede anche le rispettive segreterie nazionali impegnate.

IL PARLAMENTARE 5S Luigi Iovino spiega: «A Napoli, come abbiamo fatto per le amministrative di Pomigliano, Giugliano e Caivano (dove i 5S hanno vinto in coalizione con i dem ndr), ascolteremo il territorio. Il nostro modello è un progetto condiviso sul quale far confluire tutte le migliori energie». Al presidente della Camera, Roberto Fico, piacerebbe fare il sindaco della sua città, anche se poi ha aggiunto di essere impegnato in parlamento. «Dobbiamo individuare il miglior interprete di un programma importante – prosegue Iovino -. Prima il progetto. Fico candidato sarebbe un onore ma è la terza carica dello Stato e sta lavorando benissimo nel suo ruolo».

LA CANDIDATURA FICO (che non piace ai 5S contrari al Pd) riequilibrerebbe i rapporti nella partita nazionale delle comunali e metterebbe in moto lo scacchiere parlamentare e di governo. Dario Franceschini potrebbe insediarsi al suo posto e Andrea Orlando, a sua volta, entrare nel governo. Ma le turbolenze romane potrebbero bloccare l’operazione. «Il destino di Napoli non può dipendere da partite giocate altrove», avverte Iovino.

SULLA SPONDA DEM, spiega il segretario metropolitano Marco Sarracino: «Il Pd propone di ragionare sul programma. Lo abbiamo fatto già con la conferenza programmatica, lo rifaremo con gli Stati generali. Serve una coalizione larga che parta dall’alleanza di governo, ma che rappresenti anche le forze moderate e della sinistra radicale. Infine, la scelta del candidato. Un profilo autorevole con una squadra che possa ricucire una città che l’attuale amministrazione ha “scassato”». Se tramontasse l’idea Fico, i dem punterebbero sul ministro agli Affari europei Enzo Amendola, vista l’indisponibilità del collega dell’Università, Gaetano Manfredi.

LE RILEVAZIONI di Antonio Noto sui possibili candidati: Amendola è conosciuto dal 30% del campione con un indice di fiducia del 31%. Fico è, rispettivamente, al 73 e al 55%. Manfredi al 42 e al 50%; Antonio Bassolino è il più conosciuto con il 93% ma riscuote solo il 32% di fiducia. Per il centrodestra, il magistrato Catello Maresca fa segnare il 57 e il 55%.

Il consigliere regionale dem Massimiliano Manfredi (fratello del ministro) spiega: «Serve un’alleanza larga partendo dall’asse Pd – 5s, ma per vincere è necessaria la terza gamba civica. C’è anche il tema della coalizione con cui De Luca ha vinto le regionali: a settembre il Pd è stato il primo partito ma ha dimezzato gli eletti per la proliferazione delle civiche. Non si può riproporre lo stesso schema, ma alcune liste vicine a De Luca possono dare un contributo». Poi c’è il quadro nazionale con le grandi città al voto: «Bisognerà tenerne conto, anche se il segretario Zingaretti ha chiarito che il candidato di Napoli si sceglie a Napoli. Fico è una scelta di valore, così come i ministri Pd. Lo stato della città è delicato, la situazione è persino peggiore di quella che trovò Antonio Bassolino nel 1993. Ci vuole una leadership collettiva autorevole, la città deve essere lo snodo della sinergia istituzionale con regione e governo per riuscire a studiare anche una legge speciale».

RESTA LO SCOGLIO BASSOLINO. L’ex sindaco ed ex governatore sembra deciso a candidarsi con una sua lista: «È una risorsa del centrosinistra – conclude Manfredi -, mi auguro che non si presenti con una civica ma dia una mano al cantiere, all’interno del Pd e del centrosinistra. Maresca lo conosco, è una figura autorevole. Bisogna valutare se i partiti del centrodestra gli daranno carta bianca, come lui chiede».