Emozione, sentimento, tecnica, trasporto, passione, generosità. Udire cantare David Linx (vocalist, compositore e didatta belga 57enne, figura di spicco nello scenario jazz europeo) lascia sempre il segno in chi ascolta e in chi suona con lui. La ghiotta occasione di sentirlo – nella duplice veste di autore ed interprete – si è concretizzata il pomeriggio del 3 aprile, data del penultimo appuntamento del “Jazz Idea Festival”, del romano conservatorio di S.Cecilia. La direttrice artistica (nonché valente cantante) Carla Marcotulli, nell’introdurre Linx, ha spiegato che la sua filosofia per la manifestazione è quella di far incontrare giovanissimi talenti (“e ce ne sono”) con affermati maestri per scambiare esperienze ed energie. In quest’ottica ha pensato all’artista belga (con il recital “Voice Unlimited” ed una masterclass il 4, presso la Casa del Jazz) che ha dimostrato appieno la centralità della sua azione sia nell’ambito del jazz contemporaneo sia nella trasmissione/confronto con le più giovani generazioni di jazzisti. (20)

LINX IN QUARTETTO (con l’esperto e raffinato batterista Bruce Ditmas, altro maestro, e due giovani e promettenti studenti di S.Cecilia: il pianista Vittorio Esposito e il contrabbassista  Davide Di Mascio) ha suonato alla fine di un lungo pomeriggio. Per prima ha cantato (nella spaziosa e suggestiva Sala Accademica) la giovane Valeria Penyazkova, studentessa ucraina che l’istituzione romana ha accolta insieme ad altri dodici tra discenti e docenti provenienti dal tormentato paese. In seguito è stato presentato un progetto di collaborazione tra il gruppo di improvvisazione dell’università veneziana Ca’ Foscari (con Daniele Goldoni) e quello del conservatorio capitolino (con Daniele Roccato). I due organici hanno, quindi, proposto un loro set interessante come workshop ma meno funzionale come recital, sforando anche sui tempi. Verso le 19 è apparso David Linx che con il suo primo brano (To the End of an Idea) ha letteralmente “steso” tutti. Il Maestro belga ha un originale uso “pluridimensionale” della voce, continuamente variante nel timbro, nel volume, nelle dinamiche ma sempre musicalissima. A ciò unisce un carisma palpabile fatto di gestualità, postura, modo di muoversi sul palco, uso del microfono; esso esprime – oltre alla tensione creativa e al piacere di creare musica – un controllo totale dei propri mezzi espressivi ma anche una loro espansione, il tutto in costante ed empatica dialettica con i musicisti. Diciamo la verità: Linx è in grado da solo, con la sua “voice unlimited”, di gestire e rendere poesia un intero recital ma è anche un maieutico didatta e sa far crescere gli altri, incoraggiandoli e compiacendosi sinceramente per quello che esprimono. Così, guidati anche dalla maestria percussiva di Bruce Ditmas, Vittorio Esposito e Davide Di Mascio sono andati al di là del ruolo di sidemen, entrando nella poetica del cantante ed arricchendola.

L’INCANTEVOLE melodia di Just You Stand, il recitativo-cantato di Black Crown, la superba interpretazione di The Bad and the Beautiful (unico e ricercato standard), la poesia di Here I Can See, la solennità di Rebirth hanno visto un David Linx inconfondibile nel suo tessere ed unire scat e testo, strumentalità e vocalità, esaltazione e reinvenzione delle liriche.  Un singolo “voce-corpo-parola” davvero unico ed una profonda, umanissima capacità di trasmettere emozioni.