David Graeber è morto qualche mese fa a Venezia, a soli 59 anni. Era senza dubbio una delle voci più originali del pensiero critico contemporaneo, capace di problematizzare i nodi scoperti del presente smarcandosi dalle formule stereotipate del pensiero «radical». Nello scenario della crisi del 2007, il suo volume sul debito, unitamente all’attiva partecipazione a Occupy!, lo aveva proiettato a una notorietà globale. In seguito, la sua produzione, divisa fra interventi militanti e ricerche di più ampio respiro, ha toccato temi quali il ripensamento della partecipazione politica, la burocrazia come chiave delle forme di potere contemporanee, la degradazione del lavoro...