Una voce-firma inconfondibile, baritonale, dove tetraggine e sensualità si cercano e si accordano senza apparente sforzo. Dave Gahan ha segnato così trent’anni di musica, con i suoi storici Depeche Mode e con una lunga serie di «fughe», soliste e non, e di contrasti e oscure atmosfere si è sempre animato anche il suo corpo, tatuato animale da palcoscenico negli stadi di mezzo mondo, composto e britannico fra i cuscini di un divano dell’hotel milanese che ospita l’incontro stampa dopo il concerto sold-out di mercoledì sera al Fabrique con i Soulsavers di Rich Machin per la promozione del loro nuovo disco Angels & Ghosts, a tre anni di distanza da The Light the Dead See.

A ribadire questa natura fra demonio e santità, la spietata nudità del volto del cantante, nella copertina del disco, una distorsione quasi pittorica all’apparenza debitrice di un quadro di Francis Bacon.
«La foto è stata realizzata da mia figlia Stella Rose, di soli sedici anni», afferma Gahan con orgoglio paterno «La cosa non è nata di proposito, semplicemente doveva fare un progetto per la scuola e mi ha tartassato fino a quando ho acconsentito a posare perché il tema di questo progetto era ritrarre una persona che esprimesse diverse personalità insieme. Così quando ho visto il risultato sul tavolo, ho pensato fosse bellissimo. Il disco era quasi finito e vedendo quell’immagine ho pensato fosse perfetta, mi piaceva il fatto che fosse riuscita a cogliere la mia essenza ma in realtà non sono necessariamente io, è una persona che prova sentimenti contrastanti». Rotto il ghiaccio, diventa quasi inevitabile chiedere a Dave una sorta di paragone con il lavoro e il metodo di scrittura insieme ai Depeche Mode rispetto ai due album con i Soulsavers. «Io canto con la voce che ho quindi non ci sono tante differenze rispetto al mio lavoro coi Depeche Mode».

«La grande differenza – prosegue Gohan – sta nel fatto che quando Martin Gore scrive dei pezzi, non mi dice mai come devo interpretarli, si fida di me lasciandomi grande libertà anche perché io devo entrare nella canzone per farla mia. Se non avessi fatto questi due dischi con i Soulsavers, non sarei più in grado di lavorare coi Depeche».

Nessun attrito però con l’altra mente della band inglese: «Tengo a precisare, a scanso di equivoci: amo lavorare con Martin e il nostro rapporto lavorativo è incredibile. Ma, secondo me, come artista è importante rischiare tutto, buttarsi in cose nuove e sono stato molto fortunato a lavorare con persone incredibili. Il processo di scrittura con Rich è stato molto naturale, non abbiamo mai smesso di scrivere da quando abbiamo fatto il disco precedente e in mezzo ci sono stati un album e un tour con i Depeche, io e Rich nel frattempo avevamo già lavorato a brani come Shine o Tempted. Rich mi regala idee che stimolano la mia immaginazione e poi da lì si parte, anche con il coinvolgimento di altri musicisti e, in Angels & Ghosts, anche di cori gospel diretti da Wendi Rose. Rich ha avuto la capacità di mettere insieme il tutto e io faccio parte di questa orchestrazione, come il protagonista di un film di David Lynch e un grande cast di co-protagonisti».

Angels & Ghosts, volutamente concepito come due lati di un vinile, stupisce per la varietà di influenze musicali, dalla tradizione gospel agli archi di Angelo Badalamenti, addirittura in certe sfumature sembra evocare quel suono sporco e sensuale di due opere cardine dei Depeche Mode, Violator e Songs of Faith and Devotion: «Il nesso c’è perché la matrice comune, anche di quei due dischi, è il blues e il gospel. Non lo vedo come un ritorno ai ’90 ma alle radici profonde della musica, specialmente quella americana». I Soulsavers di Rich Machin, nati come remixer, avevano inciso tre lavori prima dell’incontro con Gahan, due dei quali con la voce di Mark Lanegan, in apparenza agli antipodi con la personalità di Dave. «Lo amo moltissimo e non sarei qui se non fosse per Mark, perché è stato grazie a lui che sono entrato in contatto con i Soulsavers. Ha una voce che ha qualcosa in comune con Johnny Cash o Billie Holiday, cantanti di una tale classe da costrinterti ad ascoltarli».