«Non sarà una piazza pro o contro il ddl Cirinnà. Ci saremo noi cittadini, che aspettiamo da sempre il riconoscimento dei nostri diritti, per chiedere libertà e uguaglianza. In una parola, civiltà». Il presidente di Arcigay Milano, Fabio Pellegatta, mette subito le cose in chiaro. Il ddl Cirinnà, o meglio la sua imminente discussione in Senato, è l’occasione, lo spunto e, nel caso non venisse stravolto ma almeno approvato così com’è, «il punto di partenza per rivendicare la piena parità».
All’appuntamento milanese di Svegliati Italia! per i diritti civili (declinato in Svegliati Milano!, oggi alle 14,30 in piazza Scala) le associazioni lgbt del Coordinamento Arcobaleno che l’hanno promosso aspettano migliaia di persone. Tra gli organizzatori anche il movimento «laico e antifascista» dei Sentinelli, mentre le adesioni si contano a decine, e vanno da quella della Camera del Lavoro a quella della Uil, dei Pastafariani, della Casa delle donne e delle reti studentesche. Presenti i Radicali, le bandiere di Sel e quelle del Pd, la cui direzione lombarda ha anche diffidato la Regione dal partecipare al Family day romano del 30 con il gonfalone istituzionale, così come annunciato dal governatore Roberto Maroni (una decisione contro cui si scagliano anche le associazioni Arcobaleno, che giovedì scorso hanno organizzato un tweet bombing con l’hastag #NonInMionome). Annunciati in piazza alcuni parlamentari Pd e il ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina, ma nessuno di loro salirà sul palco.
Pochi e brevi gli interventi previsti, da parte dei rappresentanti delle associazioni promotrici, tanta musica e alcuni flashmob: si ballerà il tango e si faranno suonare le sveglie, a ricordare lo slogan della giornata. Se riuscisse ad esserci (non ha ancora confermato), l’unico politico a prendere la parola sarà il sindaco Giuliano Pisapia. Milano peraltro ha istituito il registro delle unioni civili nel 2012, cui sono iscritte oltre mille coppie, cifra record in Italia. Non parleranno nemmeno i candidati alle primarie del centrosinistra, Francesca Balzani, Antonio Iannetta, Pierfrancesco Majorino e Beppe Sala, che hanno assicurato la loro partecipazione: «Noi non supportiamo alcuna candidatura», riprende Pellegatta, rimandando eventuali decisioni al confronto della comunità lgbt con i quattro aspiranti sindaco già fissato per il 31 (che forse verrà sdoppiato per questioni di agenda ancora da definire).
Il messaggio è forte e chiaro: la piazza di oggi non sarà il teatro per passerelle politiche locali o nazionali, e non vuole essere in alcun modo divisiva. «Si è voluto dare valore all’unità, superando le differenze di opinione rispetto al ddl, per cui la manifestazione sarà molto eterogenea«, dice Luca Paladini, tra i fondatori dei Sentinelli. «Noi ad esempio non lo consideriamo certo un punto di approdo avanzato, ma siamo anche ben consapevoli che potrebbe pure pure peggiorare. Soprattutto spaventa il fatto che il voto sarà a scrutinio segreto».
A conferma, il manifesto politico della mobilitazione non fa alcun cenno al ddl, e nemmeno usa la parola matrimonio, ma chiede a governo e Parlamento «di guardare in faccia la realtà, di approvare leggi che riconoscano piena dignità e pieni diritti alle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali».