Un incontro tra due esseri umani. Foriero di una conversazione di corpi e di voci che apre in scena più nodi tematici. È l’anima tesa che batte da cima a fondo in How about now di Hannes Langolf, spettacolo in prima assoluta settimana scorsa al teatro Bonci di Cesena con replica all’Arena del Sole di Bologna. Performer, coreografo, regista, Langolf ha alle spalle un denso background: ha lavorato a lungo con i DV8 di Lloyd Newson, ha danzato per William Forsythe, Wayne McGregor, Angelin Preljocaj, Akram Khan. Attualmente è alla testa a Londra della Moonwalking Bear Production con cui presenta How about now. Il debutto italiano è tutt’altro che casuale: lo spettacolo è coprodotto da ERT nell’ambito della rassegna Carne diretta da Michela Lucenti, una bella intuizione su un lavoro a più mani che vede in scena lo stesso Langolf, autore della coreografia oltre che interprete, insieme al talentuoso e giovane performer Ed Mitchell. La drammaturgia è del regista Andrew Miur, il sound design di Jethro Cooke: una scrittura tra danza, parola e musica che, insieme al trascolorare delle luci, tiene incollati per un’ora. I due artisti agiscono all’interno di un box trasparente, chiuso al Bonci lateralmente dalle quinte nere. C’è un ritmo, quasi un basso continuo, che pulsa nei corpi dei due, un movimento battente che fa da base alla struttura del discorso coreografico e testuale. È come se lo spettatore fosse catapultato in un curioso “hic et nunc” nel quale però le coordinate di tempo e di spazio non sono realisticamente collocabili.

DOVE SIAMO? Non si sa e nemmeno importa, il fatto è però che How about now lascia nella memoria strascichi di paesaggi, situazioni, atmosfere. La foresta e il mare, l’alba e la spiaggia, l’adolescenza e la maturità, il rapporto con il proprio corpo e con quello degli altri, la relazione tra generazioni, l’ossessione di filmare ogni cosa che si presenti a portata di device, il gender debate, la bellezza della contemplazione, la paura della solitudine. Ed Mitchell e Hannes Langolf sono parte di un intreccio fitto, in cui la danza non è mai didascalia della parola, ma registro che aggiunge sfumature. Uno sguardo può rivelare l’opposto di ciò che si dice, il corpo può far esplodere ciò che si tenta di nascondere.L’artista, insieme a Ed Mitchell, agisce all’interno di un box trasparente
La relazione si manifesta nella complessità: cosa significa essere famosi? Visti sul piedistallo della fama? Il sesso è fino in fondo confessabile? Insieme Ed e Hannes sono parte vitale di un flusso pieno di tensioni, a volte opposte a volte armoniche, un’onda sotterranea che non conosce riposo sotto la superficie più visibile. Merita la lettura di una delle prime fonti ispiratrici del lavoro: The Arsonists dello scrittore svizzero Max Frisch, un testo scritto tra la fine degli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, in forma letteraria, radiofonica e teatrale. Racconta dell’incontro tra un piccolo borghese, uomo che si crede liberale, e due piromani che gli incendiano la casa.

UN ARGUTO racconto dell’assurdo in cui, sotto il filtro dell’ironia, vige una costante tensione privata e sociale. Un libero spunto da cui Langolf e i suoi collaboratori sviluppano un arco narrativo non canonico che apre continue fughe di riflessione. Perché, come dicono gli autori, «una piccola scintilla può distruggere tutto quello che abbiamo costruito». Chiude non a caso un finale aperto, avvolto dal fumo, ma rischiarato dal rosso morbido di un’alba. Nella mente resta la fiamma dell’accendino di Ed, le due figure in silhouette, e quell’ultima, semplice, domanda: “are you good?” Molti applausi per un pezzo che merita di essere visto.