Lavoro

Damiano: “Renzi, ora pensiamo a pensionati e ricercatori”

Damiano: “Renzi, ora pensiamo a pensionati e ricercatori”Il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd) – Lapresse

Intervista Nel 2016 l'uscita flessibile. La Dis-coll? Forse nel milleproroghe. Il presidente della Commissione Lavoro della Camera traccia luci e ombre della finanziaria. E polemizza con Ichino: «La legge sugli appalti non deve cambiare»

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 22 dicembre 2015

«La nostra battaglia per il 2016 si dovrà giocare sulle pensioni: il premier Renzi ha promesso una correzione alle legge Fornero e non possiamo aspettare oltre». Il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, traccia luci e ombre della legge di Stabilità appena approvata, segnando, tra le «ferite», la mancata copertura della dis-coll (disoccupazione) per i ricercatori e lo stanziamento troppo esiguo per i contratti del pubblico impiego. Non manca un attacco polemico contro il suo collega del Pd, il senatore Pietro Ichino, che vorrebbe modificare in chiave liberista la legge sugli appalti, attualmente in terza lettura a Palazzo Madama.

Il governo ha rimandato la riforma delle pensioni, e i sindacati si mobilitano.

Ho giudicato negativamente il fatto che il tema non sia entrato nella legge di Stabilità. Il premier Renzi prima lo ha ignorato, adesso ne ha compreso l’importanza e ha promesso di provvedere nel 2016. La mobilitazione dei sindacati per conquistare la flessibilità è positiva: aiuta il percorso che la Commissione Lavoro ha già avviato incardinando la proposta di legge Pd di cui sono primo firmatario. Proponiamo di anticipare l’uscita dagli attuali 66 anni e tre mesi a 62 anni e tre mesi, con 35 anni di contributi. La penalizzazione è del 2% annuo per un massimo di 4 anni. Per il sistema previdenziale, sul lungo termine, la riforma è a costo zero, perché i costi dei primi 4 anni si compensano con i successivi 19 di risparmi.

Resta aperto il nodo esodati.

Sono state fatte finora 7 salvaguardie, con un impegno di 11,4 miliardi, permettendo a 172 mila persone di andare in pensione con i requisiti ante-Fornero. Mancano 20 mila persone: noi ci batteremo per un’ottava salvaguardia, se sarà necessaria, ma se dovesse realizzarsi la riforma delle pensioni, quei 20 mila potrebbero essere aiutati anche dalla nuova flessibilità.

Per gli over 55 che restano senza lavoro è auspicabile una riforma «à la Boeri», tagliando le pensioni più alte?

Se non fosse intervenuta la Commissione Lavoro della Camera, avremmo avuto, in forza di quello che prevedeva il governo, addirittura una riduzione delle coperture degli ammortizzatori. Ricordiamo poi che verranno abolite l’indennità di mobilità e la cig in deroga. All’ipotesi Boeri io preferisco una misura di flessibilità universale, fatta di indennità di disoccupazione, riaccompagnamento al lavoro e, nei casi di povertà estrema, di un sostegno al reddito. Sono d’accordo, però, sul principio della redistribuzione: reperire risorse dai redditi e pensioni più alte per tutelare chi ha meno. Quando ero ministro ho bloccato l’indicizzazione alle pensioni 8 volte il minimo per istituire la quattordicesima per i pensionati fino a 700 euro al mese. In Parlamento è già depositata una proposta di legge, a firma di Anna Giacobbe, che prevede il taglio delle pensioni cumulate (Inps e vitalizi) che superino i 5 mila euro netti al mese, al fine anche di rifinanziare il sistema previdenziale.

I giovani però restano perennemente esclusi dai benefici. Ultimi i ricercatori precari, che non hanno più la dis-coll. Si prevede qualcosa nel milleproroghe?

Noi ci siamo battuti, tra i 15 emendamenti della Commissione Lavoro, per prolungare la dis-coll a tutto il 2016: ci siamo riusciti, ma sono rimasti fuori i ricercatori, e questa è una ferita. Dobbiamo verificare se ci sia spazio nel milleproroghe: per loro, per i lavoratori stagionali, e per prolungare la validità delle graduatorie degli idonei ai concorsi.

Pietro Ichino ha attaccato la legge in discussione sugli appalti: limitare troppo il massimo ribasso violerebbe la competizione, prevista dalle norme europee. La legge invece passerà così com’è?

Credo che il senatore Ichino abbia dimenticato che le norme che lui attacca oggi in terza lettura al Senato, non le ha introdotte la Camera, ma sono state approvate già in prima lettura a Palazzo Madama. Noi ci siamo limitati ad aggiungere la clausola sociale per i call center, perché i lavoratori mantengano l’occupazione e le condizioni salariali e normative da contratto nei cambi di appalto. Trovo molto positivo l’impianto della legge e sono certo che al Senato non verrà modificata: si dispone infatti che per le gare dei servizi sociali e della ristorazione ospedaliera non ci sia più il massimo ribasso, ma il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Negli altri casi, il massimo ribasso viene regolato e ridimensionato.

I lavoratori del pubblico impiego non possono sperare in aumenti più dignitosi?

Abbiamo presentato emendamenti correttivi, come la settima salvaguardia, l’opzione donna, l’anticipo della no tax area per i pensionati, ma per i contratti pubblici bisognerebbe cambiare l’asse della manovra, e spostare diversi miliardi. Serve una decisione politica, non basta un emendamento.

La Cgil ha presentato il nuovo Statuto del Lavoro e potrebbe promuovere dei referendum abrogativi del Jobs Act. Damiano voterebbe per il ritorno di una tutela più forte contro i licenziamenti ingiustificati?

Io ho difeso l’articolo 18 per 45 anni, ma penso che sia una battaglia che abbiamo perso. Paradossalmente oggi mi preoccupo di far funzionare il contratto a tutele crescenti: il calo degli incentivi da 8.060 euro per 3 anni a 3.250 euro per soli 2 anni, potrebbe avere effetti depressivi sul suo utilizzo. Non difende dal licenziamento, è vero, ma assicura le tutele del lavoro dipendente a tanti giovani che fino a oggi hanno avuto un impiego precario.

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