Rischia di rivelarsi inutile il braccio di ferro avviato con Bruxelles dal ministro Alfano sulla gestione dei soccorsi dei profughi in fuga dall’Africa. Oggi a Roma si terrà un incontro tecnico tra rappresentanti del governo, della commissione europea e di Frontex ma difficilmente le cose andranno secondo i desideri del Viminale che vorrebbe sostituire le navi della Marina militare impegnate nell’operazione Mare nostrum con quelle dell’agenzia europea per il controllo delle frontiere. E non è escluso che domani, quando Alfano vedrà a Bruxelles il commissario per gli Affari interni Cecilia Malmstrom, possa solo prendere atto di come l’Unione europea accetti sì di impegnarsi maggiormente, ma solo incrementando i mezzi e le risorse da impiegare nel canale di Sicilia, restando però sorda sul punto più importante: una maggiore condivisione dei profughi tra gli Stati membri. Mare nostrum sembra dunque destinata a restare un missione tutta italiana, almeno fino a quando il governo non deciderà di mettere la parola fine. Il pressing messo in atto da settimane da Alfano nei confronti dell’Ue perché non lasci sola l’Italia nel far fronte alle decine di migliaia di migranti in arrivo dalle coste libiche è comunque servito a smuovere le acque, purtroppo grazie anche alle ultime tragedie consumate al largo del Paese nordafricano. Il risultato è che oggi a Roma si discuteranno «le modalità con cui meglio assistere» l’Italia nell’emergenza immigrazione, come ha spiegato ieri il portavoce della Malmstrom, Michele Cercone. In sostanza Bruxelles pensa a un rafforzamento di «Hermes», la missione con cui Frontex è già impegnata nel Canale di Sicilia, con nuovi mezzi. Il che significa qualche nave, aereo o elicottero in più da ottenere anche aumentando il numero dei Paesi attualmente impegnati, che oggi sono solo 18 su 28. Per quanto riguarda le risorse economiche, nonostante solo pochi giorni fa proprio la commissione europea abbia detto di non avere più fondi non è escluso che si riescano a trovare nuovi finanziamenti. L’idea sarebbe quindi quella di dar vita a una Frontex rinforzata in uomini e mezzi. Che poi si chiami Frontex plus, Frontex bis o altro poco importa. Risultano così del tutto infondate le ipotesi circolate ieri di una nuova Mare nostrum formata stavolta da Italia, Francia e Spagna, con il contributo ulteriore di Germania e Finlandia. Così come del tutto improbabile è l’idea di limitare i soccorsi alle sole acque territoriali italiane, visto che contrasterebbe pesantemente con l’obbligo di intervenire con quanti in mare si trovano in difficoltà. Se le cose stanno così è difficile che Alfano sia soddisfatto. Da Bruxelles non arriva infatti nessuna apertura sulla possibilità di dividere i profughi tra i 28 stati membri, cosa che comporterebbe una riscrittura del regolamento di Dublino. «Lo abbiamo modificato l’anno scorso, non ci si torna sopra» spiega un funzionario, che ricorda anche come eventuali modifiche debbano essere decise con l’accordo dei ministri degli Interni di tutti e 28 gli Stati membri. Inoltre, prosegue sempre la fonte, «nonostante il numero degli sbarchi sia cresciuto notevolmente, l’Italia non è certo tra i Paesi sui quali ricade il peso maggiore». E ricorda come delle 345 mila richieste di asilo presentate nel 2013, la Germania abbia dovuto far fronte a ben 125 mila, la Francia a 75 mila e la Svezia a 55 mila. Senza tener conto che proprio ieri il governo tedesco ha cominciato a discutere sull’opportunità di mettere un tetto all’accoglienza dei rifugiati. Resta da vedere come reagirà Alfano. Il ministro ha già detto di avere pronte delle proposte da presentare in caso di risposte negative da parte di Bruxelles. Ma mettere fine a Mare nostrum significherebbe accettare di vedere aumentare le stragi di migranti nel Mediterraneo. Una possibilità che di certo non piace all’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di Stato maggiore della Marina: «Non possiamo respingere chi cerca asilo, e il Mediterraneo non può essere un mare di morte – ha detto -. Un’operazione come Mare nostrum va mantenuta, vedremo poi come il governo deciderà di fare».