«Sono timido, e qui non sono dentro al personaggio di Nico o del Monnezza, ma sono io. E io faccio l’attore precisamente per essere qualcuno che non sono, qualcuno che vorrei essere», aveva detto Tomas Milian a Pippo Baudo in un’intervista del 1984. Come ricordava l’attore, quell’anno celebrava le «nozze d’argento» con il nostro paese, dove era giunto – da New York – ormai da venticinque anni: «Sono arrivato a Roma nel ’59 e ho imparato l’italiano per le strade della città».

Altri trent’anni dopo, la sua partecipazione alla Festa del cinema di Roma per ricevere il premio alla carriera è stata l’ultima volta di Tomas Milian in Italia: nel frattempo era tornato a vivere negli Stati Uniti, dove è morto – a Miami – il 22 marzo scorso a 84 anni.
«Quando ho deciso di lasciare Cuba per entrare nel mondo del cinema – aveva raccontato proprio alla Festa del cinema – la mia famiglia faceva parte dell’alta società, ma io ero infelice, non mi piaceva. Ero un ribelle». La scelta di fare l’attore, spiega, arriva dopo aver visto La valle dell’Eden di Elia Kazan: «Mi identificai con il personaggio di James Dean, come me aveva problemi col padre, che gli preferiva il fratello».
In seguito al suicidio del padre Milian va a vivere con una zia – «un’intellettuale, molto ricca» – che però non è ben vista dal resto del resto della famiglia perché mandava soldi a Fidel Castro: «per la revoluciòn», dice l’attore.

Solo a sua zia Milian racconta il perché se ne vuole andare da Cuba, il suo sogno di «conquistare l’America». «Lei mi aprì gli occhi, perché mi chiese: che personaggio interpreterai al cinema? Il ragazzo del bel mondo che si sveglia all’una del pomeriggio e va al Country Club? Se vuoi fare l’attore devi conoscere la vita di un uomo comune. Io ero un cretino, perché non avevo mai pensato a niente del genere». Eppure la fama di Tomas Milian in Italia è legata proprio a dei personaggi popolari.
A Pippo Baudo aveva raccontato come nel 1976 di Squadra antiscippo era nato il suo Nico Giraldi: «Bruno Corbucci venne da me per propormi un personaggio ’alla Serpico’. Io gli dissi che piuttosto questo ispettore avrebbe voluto imitare Al Pacino in Serpico, perché era una persona semplice».