Se n’è tornato a parlare sull’onda delle presidenziali Usa, di Margaret Atwood e del suo Racconto dell’ancella. La misoginia del candidato Trump si rispecchiava nel romanzo distopico della scrittrice ambientalista canadese, classe 1939, da cui proprio nei giorni di quell’incredibile scalata alla Casa Bianca la Hulu stava traendo l’omonima fortunatissima fiction tv. Coincidenza, forse non casuale, che ha portato successo e premi alla produzione (da aprile è in uscita la seconda serie), risveglio dell’orgoglio femminista e un crescente dibattito nella società civile, sfociato nel contrattacco del Me too. Pubblicato nel 1985 (riedizione italiana Ponte alle Grazie, 2017), Atwood descrive una teocrazia in cui le donne hanno perso ogni diritto e le poche rimaste fertili, dopo la catastrofe nucleare, sono ridotte a schiave per la riproduzione dei soli Comandanti.

Una di queste schiave-ancelle è Difred che l’attrice Viola Graziosi ha regalato la sera dell’8 marzo nell’adattamento radiofonico di Loredana Lipperini, nella Sala A di via Asiago, per il teatro di Radio3. Di rosso vestita come le ancelle di Atwood, Graziosi resta davanti al leggio per un’ora e venti, spesso senza leggere il testo che lascia vibrare per tutto il corpo, fintamente immobile, accompagnata dalle sonorizzazioni di Riccardo Amorese. Difred sembra chiedersi quando sia iniziato questo nuovo mondo terrificante e falso che ha trasformato gli Usa nella Repubblica di Galaad in nome della Bibbia. L’incitamento di Atwood è di stare sempre all’erta per capire quando si trapassa il limite.