«Dobbiamo dire no alla censura. Lunga vita alla libertà d’espressione, lunga vita al cinema brasiliano» ha detto commossa Barbara Paz – che sul red carpet della Mostra di Venezia aveva esibito un cartello con scritto «I Am Amazonia» – ritirando il suo premio al miglior film sul cinema di Venezia Classici: Babenco, sul filmmaker brasiliano scomparso nel 2016.
Pochi giorni prima il sindaco di Rio de Janeiro Marcelo Crivella aveva ordinato la rimozione dagli stand della Fiera del libro cittadina di tutte le copie di Avengers: The Children’s Crusade, comic book della Marvel in cui una vignetta illustra il bacio gay di due dei protagonisti, Wiccan e Hulkling. «Ciò che abbiamo fatto è stato difendere la famiglia» ha twittato Crivella il giorno dopo mentre la polizia municipale, entrata alla fiera per sequestrare le copie del libro a fumetti, scopriva che ormai erano già tutte esaurite. «È un attacco alla libertà d’espressione e la combatteremo fino alla fine» ha detto la vicepresidente dell’Unione nazionale degli editori che organizza la fiera brasiliana, Mariana Zahar.

A favore della libertà d’espressione si è schierato anche il quotidiano «Folha de S. Paulo», uscito con la vignetta del bacio incriminato in prima pagina. E infine è intervenuta anche la Corte suprema, annullando la decisione di una corte inferiore che consentiva la messa al bando del fumetto: i giudici hanno dichiarato illecito proibire pubblicazioni dal contenuto Lgbt, e hanno decretato l’illegalità dell’operato del sindaco di Rio.

MA NONOSTANTE la decisione della Corte suprema lo spettro della censura minaccia sempre più insistentemente il mondo della cultura nel Brasile del presidente nostalgico dei militari, Jair Bolsonaro: «Ci sarà presto una guerra in Brasile contro gli artisti» aveva detto al Festival di Cannes, lo scorso maggio, il regista Kleber Mendonça Filho, che presentava in concorso il suo Bucurau, girato con Juliano Dornelles. Paradossalmente, il pericolo censura emerge con forza proprio in uno degli anni migliori per il cinema brasiliano: oltre al film di Mendonça Filho e Dornelles (vincitore del Premio della giuria) a Cannes 2019 ha trionfato anche Karim Ainouz, premio alla miglior regia di Un Certain Regard con La vita invisibile di Euridice Gusmao.

«Quest’anno è stato incredibile», ha detto infatti Ainouz dalla Mostra di Venezia, dove è stato il presidente della giuria dei giovani cinefili di tutta l’Unione Europea 28 Times Cinema, chiamata a scegliere il miglior film della selezione delle Giornate degli Autori. «Tanti film brasiliani sono stati selezionati ai festival e hanno vinto dei premi. Il nostro cinema ha una qualità eccezionale. E questo grazie a politiche di supporto e finanziamento pubblico al settore che sono state inaugurate molti anni fa, e di cui oggi raccogliamo i frutti. È un momento di fioritura per il nostro cinema, ma potrebbe anche rivelarsi un momento tragico, perché gli eventi politici sono drammatici e stanno avendo un impatto sull’industria cinematografica. Il pericolo censura è molto forte».

IL SISTEMA di finanziamenti pubblici di cui parla Ainouz è proprio quello esplicitamente minacciato da Bolsonaro, autore lo scorso luglio di pesanti dichiarazioni contro Ancine – l’ente brasiliano per il finanziamento pubblico dell’audiovisivo – che secondo il presidente avrebbe dovuto accettare l’imposizione di «filtri». Un attacco dovuto alla scelta di Ancine di cofinanziare un progetto su una prostituta della classe media di Rio de Janeiro. «Non so a che filtri faccia riferimento il presidente – ha detto a un quotidiano brasiliano il regista e produttore José Padilha – se sono di natura ideologica, si tratta di un vero e proprio ritorno alla censura per il cinema brasiliano. La minaccia di chiudere Ancine non mi sorprende. Trump ha sabotato le agenzie statunitensi dedicate alle scienze, l’ambiente, la lotta al riscaldamento globale», tutti temi sui quali è in sintonia con il presidente del Brasile. Che nella sua minaccia al mondo del cinema ha aggiunto: «Se non può esserci un filtro, chiuderemo Ancine, o la privatizzeremo».

Secondo lui, la cinematografia del Paese dovrebbe concentrarsi sugli «eroi brasiliani»: «Abbiamo tanti eroi in Brasile e non si parla mai di loro. Dobbiamo preservarne la memoria». Probabilmente gli stessi eroi imposti alla Cinemateca Brasileira dalla nuova gestione filo Bolsonaro che si appresta a programmare, dal 3 al 6 ottobre, una «mostra di film militari». Mossa che fonti interne all’istituzione hanno definito, parlando con «Liberation», un «intervento mai visto», un’ingerenza inconcepibile dopo la fine della dittatura militare.

«CREDO che siamo migliori di così – aveva detto Ainouz a Venezia – preferisco pensare che stiamo solo attraversando una fase temporanea. Ho bisogno di pensarlo, o la mattina non sarei in grado di alzarmi ».